La Commissione Giustizia della Camera ha acceso il semaforo verde sulla proposta di legge del centrodestra relativa all’equo compenso per le prestazioni dei liberi professionisti.
Via libera alla proposta di legge sull’equo compenso
Adesso, il provvedimento, voluto dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni (firmataria del testo-base, insieme al deputato leghista Jacopo Morrone) si avvia verso l’esame dell’Aula di Montecitorio, dove sbarcherà lunedì 23 gennaio per la discussione generale, propedeutica al voto.
È quanto avvenuto oggi pomeriggio, nella II Commissione, come riferito da una delle relatrici, la parlamentare di FdI Carolina Varchi: ottenuto il voto unanime sul mandato alle relatrici (l’altra è la collega della Lega Ingrid Bisa) si va verso il via libera, ha detto, ad «un provvedimento che aveva subito uno «stop» durante la scorsa Legislatura, mentre era in discussione al Senato.
Ora abbiamo l’occasione di tutelare i professionisti e regolamentare la delicata materia delle remunerazioni delle prestazioni professionali. Per questo ringrazio tutte le forze politiche per la sensibilità mostrata nel rispettare i tempi imposti dall’Assemblea consentendo che il provvedimento viaggi speditamente», ha proseguito l’esponente di destra.
Per Varchi, «poter concludere l’iter di questo articolato – aggiunge – rappresenta una grande vittoria, per noi ma soprattutto per tutti quei professionisti che potranno tutelarsi in maniera più chiara e netta».
Cosa prevede il provvedimento
In attesa dell’arrivo dell’iniziativa del centrodestra in Assemblea, va ricordato cosa prevede: il provvedimento sulla giusta remunerazione dei professionisti iscritti ad Ordini e Collegi dispone, infatti, che un equo compenso debba esser corrisposto per le prestazioni svolte nei confronti delle imprese con almeno 50 dipendenti e con almeno 10 milioni di fatturato annuo; è stabilita, poi, la nullità delle clausole che prevedono una remunerazione per il lavoratore autonomo inferiore ai parametri, rimettendo al giudice il compito di rideterminare il compenso iniquo e, eventualmente, di condannare il cliente al pagamento di un indennizzo in favore del professionista.
Un elemento criticato da una «fetta» dei sindacati delle diverse categorie professionali, a seguire, è quello che impone a Ordini e Collegi di adottare provvedimenti deontologici, volti a sanzionare il professionista che violi le disposizioni sull’equo compenso.
La maggioranza di centrodestra, ottenuta la calendarizzazione per la discussione generale del provvedimento, aveva nei giorni scorsi avviato un intenso «pressing» per far sì che ci si potesse avvalere di una sorta di «corsia veloce»: il Regolamento della Camera, infatti, consente di avvalersi di una sorta di strada più celere per le iniziative normative, in caso ci si trovi dinanzi a proposte di legge identiche a quelle approvate dallo stesso ramo parlamentare nella passata Legislatura, ma non licenziati in via definitiva dal Senato.
E, dunque, l’equo compenso verrà esaminato dai deputati, in Aula, la prossima settimana.