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Varata la prima Legge di Bilancio del Governo Meloni

da | 22 Nov 2022 | In evidenza, Primo piano

21 miliardi per  la crisi energetica, e 14 per cuneo fiscale e aiuti alle famiglie

“Prudente e realistico”. Queste le parole scelte dal Governo guidato da Giorgia Meloni, in un comunicato stampa diramato subito dopo il Consiglio dei Ministri del 22 novembre scorso, per descrivere l’approccio cui ha deciso di affidarsi per affrontare la sua prima Legge di Bilancio, passaggio fondamentale dal quale impostare le linee di politica economica che definiranno il sistema paese nei prossimi mesi. Non ancora reso pubblico, il testo della manovra è atteso in Parlamento nei prossimi giorni per l’avvio dell’iter di approvazione.

Il contesto

La prudenza e il realismo del Governo sono legati principalmente a due fattori: primo fra tutti, lo scenario internazionale e la necessità di rassicurare i mercati finanziari, unita al bisogno di varare misure sostenibili per la finanza pubblica mirate a tamponare la crisi energetica e il problema della riduzione del potere d’acquisto per imprese e famiglie, dovuto all’inflazione; a questo si aggiunge poi il fattore tempo: la Legge di Bilancio deve essere approvata dalle Camere entro il 31 dicembre, e con il Governo in carica da meno di due mesi non c’erano le condizioni per assumere scelte che ribaltassero i parametri stabiliti dal precedente Governo Draghi, rendendo di fatto obbligata la strada della continuità con il precedente esecutivo.

Tutte condizioni che hanno portato la maggioranza a rimandare l’attuazione di alcune promesse fatte in campagna elettorale e che hanno contribuito a ridurre i margini di adozione di scelte incisive in termini di crescita economica. Restano fuori, infatti, l’annunciata riforma del fisco – con l’introduzione di una flat tax per tutti – e l’abbattimento dell’iva sui beni di prima necessità, tra le altre cose.

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Caro bollette, costo del lavoro, aiuti alle famiglie

La manovra stanzia circa 35 miliardi, due terzi dei quali sono finanziati in deficit, mentre un terzo delle spese viene sostenuto con alcuni tagli e un lieve aumento delle tasse. Circa 21 miliardi servono a prorogare anche per il 2023 misure attualmente in vigore di sostegno ad imprese e famiglie sul fronte del caro energia, mentre 14 sono invece i miliardi destinati a provvedimenti su tasse e pensioni. A chiudere la legge, infine, alcune modifiche al funzionamento del cosiddetto Reddito di Cittadinanza e l’aumento a 5000 euro del tetto all’uso del contante.

Il secondo pilastro della manovra, dopo la crisi energetica, è caratterizzato dall’adozione di misure volte a ridurre il costo del lavoro attraverso il taglio del cuneo fiscale, cui sono destinati circa 4 miliardi, e la detassazione al 5% dei premi di produttività fino a 3mila euro per i lavoratori dipendenti. Misure sulle quali, a detta del Presidente Meloni, sarebbero state destinate risorse maggiori se non ci fosse stata l’emergenza relativa al caro bollette. Segue poi il cosiddetto “pacchetto famiglia”, con un insieme di provvedimenti che riducono l’Iva su beni per l’infanzia e per l’igiene femminile, e l’aumento dell’assegno unico per le famiglie con più di tre figli che per il 2023 sarà maggiorato del 50% per il primo anno, e un ulteriore 50% per le famiglie composte da 3 o più figli.

Le bandiere

Il Governo, tuttavia, non ha rinunciato ad alcuni provvedimenti “bandiera”, utili a definire la Legge di Bilancio anche su un piano di politica economica legata alle tradizionali parole d’ordine della coalizione di maggioranza. La nuova legge di bilancio, infatti,  abolisce il Reddito di cittadinanza a partire dal 2024 per le persone abili al lavoro, e riducendo, nel 2023, le mensilità percepibili da 18 a 7 (a questo punto, non rinnovabili). Reddito che i percettori saranno comunque destinati a perdere in caso di rifiuto della prima offerta di lavoro ricevuta. Un tema sul quale, dunque, l’esecutivo sceglie di intervenire stabilendo un anno di tempo, come sottolineato dal Presidente Meloni in conferenza stampa, per adottare una riforma complessiva dei meccanismi di sostegno al reddito e di formazione per l’immissione nel mercato del lavoro.

Sul lato pensioni, invece, viene avviato un nuovo schema di anticipo pensionistico per il 2023 che consente di andare in pensione con 41 anni di contributi e 62 anni di età anagrafica (quota 103): si tratta di un intervento temporaneo, che entrerà in vigore dal primo gennaio 2023, pensato per rinviare il ritorno alla legge Fornero (in pensione a 67 anni ed almeno 20 di contributi, oppure dopo 42 anni e 10 mesi di contribuzione) che istituisce un sistema ampiamente considerato peggiorativo di quello attuale.

Mondo delle Professioni

Sul fronte del fisco, si procede poi all’ampliamento della platea della flat tax per autonomi e Partite IVA, che sale fino a ricomprendere un livello di reddito pari agli 85mila euro annui. E per il momento sembra questo l’unico provvedimento adottato che riguarda anche il mondo delle professioni. In più, le indiscrezioni della vigilia indicavano la volontà del Governo di intervenire anche nel settore dei bonus per l’edilizia, dopo aver riformato il cosiddetto Superbonus 110 (ridotto al 90% dal 2023, per i redditi al di sotto di 15.000 euro) con il DL Aiuti Quater. Al momento, e in attesa della pubblicazione del testo ufficiale della legge, si tratta di indiscrezioni che, tuttavia, non hanno trovato conferma nella conferenza stampa tenuta dalla Capo del Governo.

 

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