Il Cite approva la nuova strategia nazionale. Al centro indicatori per valutare i progressi
Valori obiettivo, basati su una serie di indicatori (55 di primo livello e 190 di secondo), che permetteranno di monitorare al meglio il raggiungimento dei target in materia di sostenibilità entro il 2030. È questo uno degli aspetti più innovativi della nuova strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, approvata dal Cite (Comitato interministeriale per la transizione ecologica) lo scorso 18 settembre. Si tratta di un aggiornamento della vecchia strategia approvata nel 2017, in ritardo rispetto a quando prevede la normativa, che richiede una revisione triennale.
Come la precedente edizione, il testo si fonda sulle “cinque p”, ovvero Persone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partnership. Da questi pilastri si sviluppano poi 15 scelte strategiche, che vanno dalla gestione sostenibile delle risorse naturali all’abbattimento delle emissioni, dalla promozione di un benessere economico sostenibile, al contrasto alla povertà e allo sviluppo di un’occupazione di qualità, di una società non violenta, inclusiva e rispettosa dei diritti umani. Il tutto per raggiungere i 17 obiettivi derivanti dall’Agenda Onu 2030, ovvero il documento sottoscritto da 193 paesi delle Nazioni unite nel settembre del 2015.
Sul raggiungimento di questi obiettivi l’Italia è in netto ritardo. Secondo quanto riportato nell’indagine realizzata dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis) e pubblicata nel 2022 (la prossima è attesa per il 19 ottobre), su 14 obiettivi il livello di completamento raggiunto nel 2021 risultava inferiore a quello del 2019, che non era comunque elevato. Sicuramente Covid e guerra hanno influenzato su questi numeri, ma è altrettanto certo che è necessario accelerare per completare l’opera.
Uno degli strumenti pensati per velocizzare e rendere più efficiente la strategia è quello di introdurre concetti di misurabilità, che permettano di monitorare i progressi e intervenire in caso di rallentamenti. Da qui la decisione di fissare una serie di “valori obiettivo”, basati su una struttura di 55 indicatori di primo livello e 190 di secondo livello.
Altro perno dell’aggiornamento è quello dei “vettori di sostenibilità”, strutture a cui sarà affidato il compito di portare coerenza tra tutte le politiche di sviluppo sostenibile, mirando a creare una governance di multilivello, quindi “meccanismi di attuazione e di collaborazione trasversali, enfatizzando il ruolo fondamentale di educazione, formazione e comunicazione”, come si legge sul sito del Mase.
Il nuovo impianto, almeno a sentire le parole del ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, è stata concepita attraverso un approccio “concreto e molto partecipativo, per unire tutti di fronte a obiettivi comuni: le grandi questioni climatiche hanno un riflesso evidente sull’ambiente, ma sono strettamente collegate anche a temi quali la crescita economica e l’esasperazione delle diseguaglianze sociali”, le parole del titolare del Mase.