Governo: investimenti sui “chip” italiani
Il governo italiano «affila le armi» (e, soprattutto, apre il portafoglio), scommettendo sui semiconduttori nostrani, per non farsi trovare impreparato quando ci sarà (in tempi stretti), a Bruxelles, l’approvazione del cosiddetto «Chips act», ovvero la legge che l’Unione Europea sta per licenziare, entrando così da protagonista in uno dei comparti produttivi strategici, nel campo dell’innovazione e della ricerca. È quello che si è appreso ieri, in un mese, quello di agosto, nel quale Palazzo Chigi ha fatto trapelare qualche informazione in più in merito al dialogo avviato con la multinazionale Intel, finalizzato all’attuazione di un grande investimento nel nostro Paese, da cui dovrebbe scaturire la produzione degli strumenti tecnologici tanto richiesti dal mercato.
Le risorse, del resto, sono ingenti: si scopre che sul piatto, infatti, vi sono oltre 100 milioni di finanziamenti, che arrivano specialmente dal Consiglio dei ministri e dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), a cui occorre aggiungere più di 600 milioni previsti all’interno dell’ultimo provvedimento dell’Esecutivo, il «decreto omnibus», mediante la sovvenzione del capitolo del Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica, ai quali si unisce, poi, l’opportunità di godere del credito d’imposta per le attività che si vanno a realizzare nel settore.
Dagli uffici del ministero dell’Università e della ricerca si è saputo, nelle ultime ore, che l’intento è quello di «preparare competenze in aree specifiche, a partire da punti di forza» esistenti nel nostro Paese. In dotazione, inoltre, vi sono pure i 40 milioni del progetto «Beyond Nano», che riguardano soltanto l’ecosistema della ricerca di Catania, stanziati dalla Regione Siciliana, dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e dallo stesso dicastero guidato da Anna Maria Bernini. Forte, dunque, di abilità sempre più affinate sul versante scientifico ed informativo, la Penisola guarda con particolare attenzione ai futuri bandi che verranno lanciati in questo campo, i cui temi, viene segnalato, potranno spaziare dal trasferimento tecnologico ai «chip» quantistici.
L’interesse internazionale nei riguardi dei semiconduttori, è giusto ricordarlo, è vivo, giacché sono l’elemento costitutivo di tutti i prodotti elettronici, rivestendo, quindi, un ruolo centrale nelle nostre economie moderne e nella nostra vita quotidiana; i «chip» sono alla base della trasformazione digitale e sono essenziali per tutti i comparti produttivi, quali l’industria automobilistica, le comunicazioni, l’elaborazione dei dati, lo spazio, la difesa, i dispositivi intelligenti e i giochi, fra quelli principali che è possibile elencare.
La legge europea che dovrebbe essere varata a breve, si precisa nel testo normativo, punta a «rafforzare la ricerca e la leadership tecnologica, sviluppare e rafforzare la capacità dell’Europa di innovare nella progettazione, produzione e confezionamento di chip avanzati, istituire un quadro adeguato per aumentare la produzione entro il 2030, affrontare la carenza di competenze e attrarre nuovi talenti, nonché «sviluppare una comprensione approfondita delle catene di approvvigionamento globali dei semiconduttori».