Il nuovo decreto che introduce misure urgenti per il contrasto alle frodi in materia edilizia, approvato nell’ultimo Consiglio dei ministri con il quale si prevede la reclusione da due a cinque anni e una multa da 50 mila a 100 mila euro per tutti i tecnici abilitati che nelle asseverazioni espongono informazioni false o omettono di riferire informazioni rilevanti sui requisiti tecnici del progetto rischia di creare nuove difficoltà nel processo di miglioramento energetico e di messa in sicurezza degli edifici, agevolati dai “Bonus edilizi”, in particolare il Superbonus”.
Le nuove previsioni sanzionatorie per le asseverazioni, infatti, vanno ad inasprire ingiustificatamente le sanzioni modificando anche il meccanismo delle asseverazioni previste, tra l’altro, da sempre per il Superbonus. Per questo come professionisti tecnici se da un lato siamo disponibili, come sempre, a proporre ed individuare ulteriori meccanismi di controllo e di lotta alla frode, dall’altro non possiamo non evidenziare che la formulazione del testo si presta a gravi difetti di costituzionalità, a cominciare dal fatto che viola il principio di legalità e di determinatezza della fattispecie penale, essendo definita in maniera assolutamente generica e superficiale la condotta punita. Questi difetti rischiano di creare effetti opposti a quelli auspicati. Ecco perché l’auspicio è che la norma prevista venga eliminata o comunque corretta affinchè possa portare in concreto risultati positivi sul piano della prevenzione delle frodi, evitando che professionisti competenti e preparati evitino di sottoscrivere, in perfetta buona fede e correttezza, dichiarazioni che potrebbero prestarsi ad interpretazioni e valutazioni discrezionali.