«Si intervenga, o ci sarà crisi di liquidità»
Una lettera congiunta, firmata dal mondo bancario e dal segmento delle costruzioni, due «attori protagonisti» (cui vanno aggiunti i professionisti, fra cui i periti industriali) dell’uso e della messa in opera, in Italia, dei lavori effettuati con lo sgravio concesso dal Superbonus 110%: è quella inviata oggi al governo di Giorgia Meloni, affinché si agisca sulla misura, onde evitare pesanti ripercussioni finanziarie, che danneggerebbero il mondo produttivo che opera in campo edile.
La missiva siglata Abi e Ance
Nel dettaglio, nella missiva, siglata dalle associazioni Abi ed Ance, si invoca l’introduzione di «una misura tempestiva e di carattere straordinario» per «scongiurare al più presto una pesante crisi di liquidità per le imprese della filiera, che rischia di condurle a gravi difficoltà». E si chiede che l’Esecutivo permetta «agli intermediari di ampliare la propria capacità di acquisto, utilizzando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24, compensandoli con i crediti da bonus edilizi ceduti dalle imprese e acquisiti dagli intermediari». Comparto bancario ed imprenditori delle costruzioni, poi, mettono in risalto «la gravità della situazione nella quale si trovano, oramai da mesi, migliaia di cittadini e imprese che hanno fatto affidamento su misure di incentivazione indirizzate verso l’efficientamento energetico e sismico, nonché per altre attività connesse al nostro patrimonio immobiliare». Ergo, va avanti il documento, bisogna schivare al più presto una pesante crisi di liquidità per le aziende della filiera, che può causare problemi seri, a causa di crediti fiscali maturati e che, in questo momento, non è più possibile cedere, visti anche i limiti delle capienze fiscali.
Nei giorni scorsi, l’Ance aveva già spiegato di esser più incline a ragionare sugli obiettivi concernenti il Superbonus, invece che sulle sue percentuali: il riferimento riguardava il restyling della detrazione per i lavori di efficientamento energetico degli edifici, su cui si va verso la riduzione dal 110% attuale. L’incentivo, va ricordato, introdotto nel 2020 con il decreto Rilancio su impulso del M5s, prevede lo «sconto» del 110% delle spese relative a specifici interventi di efficienza energetica e di interventi antisismici sugli edifici, e ha subito, col passare dei mesi (e dei governi) più di una correzione, specialmente sul versante della possibilità di usufruire dell’iniziativa mediante la (vantaggiosa) cessione dei crediti.
Nelle stesse ore in cui è stato diffuso l’allarme di Abi e Ance, un dossier della School of Management del Politecnico di Milano ha sottolineato come siano ripartiti gli investimenti del comparto edilizio per migliorare l’efficienza degli edifici, in primo luogo energetica, e garantire l’elettrificazione dei consumi: ammonta, infatti, a «circa 9,5 miliardi il giro d’affari nel 2021 (+25% rispetto al 2020), cui vanno aggiunti 36 miliardi per superfici opache (i cosiddetti «cappotti») e i 2,56 miliardi per vetrate (nel complesso 38,56), spinti dal Superbonus e dall’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia dovuto all’instabilità geopolitica», si legge nello studio reso noto in mattinata.