Sul Superbonus 110% cambia (ancora una volta) il quadro regolamentare: per i crediti connessi all’agevolazione per le ristrutturazioni in edilizia, all’insegna dell’efficientamento e del risparmio energetico, saranno, infatti, possibili, oltre alla cessione del primo richiedente, due ulteriori cessioni, soltanto, però, se verranno effettuate in favore di banche e di intermediari finanziari iscritti all’Albo. È la correzione contenuta nel decreto approvato questo pomeriggio dal Consiglio dei ministri, che ha così realizzato un aggiuntivo «ritocco» alla disciplina sullo sgravio fiscale, dopo che il decreto Sostegni ter aveva imposto, all’inizio del 2022, la «stretta», fissando come possibile una sola cessione del credito; un allentamento delle maglie, che si scopre essere accompagnato, tuttavia, da altri «paletti», giacché al credito «è attribuito un codice identificativo univoco, da indicare nelle comunicazioni delle eventuali successive cessioni», recita il testo varato a Palazzo Chigi, nel quale si puntualizza che le correzioni si applicheranno alle cessioni inviate all’Agenzia delle Entrate a partire dal 1° maggio prossimo.
In considerazione della volontà dell’Esecutivo guidato da Mario Draghi di fermare l’utilizzo illecito del Superbonus (soltanto una settimana fa il ministro dell’Economia Daniele Franco aveva sostenuto, infatti, che «resta fondamentale evitare ulteriori truffe, che sono tra le più grandi che questa Repubblica abbia visto»), nel provvedimento è stato rivisto pure il sistema sanzionatorio, con la previsione di multe e anche della carcerazione per il «tecnico abilitato» che, nelle asseverazioni necessarie per ottenere i bonus edilizi, «espone informazioni false, o omette di riferire informazioni rilevanti sui requisiti tecnici del progetto di intervento o sulla effettiva realizzazione», oppure «attesta falsamente la congruità delle spese»; il testo prevede che la reclusione vada da due a cinque anni e la multa da 50.000 a 100.000 euro, ma la pena cresce, si legge, «se il fatto è commesso per conseguire un ingiusto profitto per sé, o per altri».
Quanto, poi, al «caro-bollette», tema anch’esso all’esame del governo, valgono complessivamente circa 5,8 miliardi per il secondo trimestre gli interventi stabiliti, che includono, tra l’altro, tanto l’azzeramento degli oneri di sistema sull’elettricità sia per le famiglie, che per le Piccole e medie imprese e per le aziende di maggiori dimensioni, quanto la riduzione dell’Iva sul gas al 5% per circa 590 milioni ed il taglio degli oneri sul gas per 480 milioni.
All’interno dei provvedimenti approvati, infine, c’è pure il semaforo verde acceso sull’idea di far nascere un fondo con cui promuovere la ricerca e lo sviluppo della tecnologia dei microprocessori, la riconversione dei siti industriali esistenti e l’insediamento di nuovi stabilimenti in Italia. L’iniziativa abbraccia una fascia temporale che parte dal 2022 e arriverà al 2030.