Cifre da record per il Superbonus 110%, che, al 31 gennaio scorso, ha toccato quota 18,3 miliardi di euro di investimenti ammessi alla detrazione per le ristrutturazioni in edilizia all’insegna dell’efficientamento energetico.
In ascesa, rispetto ai 16,2 miliardi registrati il 31 dicembre del 2021 (+12,9%). E, mentre l’incentivo mostra le sue vaste potenzialità, il «giro di vite» stabilito dal governo, nell’ultimo decreto Sostegni, rischia di rallentarne la corsa, come messo nero su bianco poco fa dai tecnici del Senato (il ramo del Parlamento in cui il provvedimento è approdato).
Finora, hanno reso noto l’Enea e il ministero della Transizione ecologica (indicando nella tabella nazionale 107.588 asseverazioni), le detrazioni previste a fine lavori a carico dello Stato ammontano a 20,1 miliardi (14,0 quelle maturate per i lavori conclusi); l’investimento medio per i condomini è stato di 539.049 euro, per gli edifici unifamiliari di 109.353 e di 96.226 euro per le unità indipendenti, è stato riferito. A seguire, si è appreso che il totale degli investimenti per lavori conclusi ammessi a detrazione (69,5%) nel quadro del Superbonus «ammonta a 12,74 miliardi, le asseverazioni per i condomini sono state 16.348 e il totale degli investimenti è 8,81 miliardi», mentre per gli edifici unifamiliari rispettivamente si è giunti a 56.342 e 6,16 miliardi e per le unità indipendenti le asseverazioni sono arrivate a 34.895 e gli investimenti a 3,35 miliardi. La rilevazione ha mostrato come Lombardia ed Emilia Romagna siano attualmente le regioni che hanno depositato più asseverazioni (16.268 e 9.145), al contrario Molise e Valle d’Aosta sono in coda alla classifica regionale (rispettivamente con 620 e 281).
Numeri incoraggianti, quelli espositi, tuttavia l’idea di un «restyling» delle norme sull’agevolazione, inserita, com’è noto, nel decreto Sostegni ter dall’Esecutivo, potrebbe avere effetti negativi sul prosieguo dello strumento (e anche sul lavoro dei tanti professionisti, tra i quali i periti industriali, che se ne stanno servendo): la «stretta» sulla cessione del credito del Superbonus 110% e dei bonus edilizi, recita il dossier del Servizio Bilancio del Senato dedicato al provvedimento governativo, potrebbe sì «costituire una misura efficace per il contrasto alle frodi», però «la restrizione introdotta appare altresì suscettibile di ridurre in modo significativo, per la sua portata rispetto alla disciplina previgente, le concrete possibilità di accesso al finanziamento degli interventi agevolati, attraverso lo strumento delle cessioni del credito; la qual cosa potrebbe dar luogo a ricadute in ordine all’entità degli investimenti futuri nel settore», si legge. Un allarme che, ancor prima che si esprimessero i tecnici di palazzo Madama, era stato lanciato dalla quasi totalità delle forze politiche, di maggioranza e di opposizione, che hanno preannunciato la presentazione di emendamenti orientati, fa sapere il M5S, a «riaprire alla libera circolazione dei crediti, ma pure ad introdurre procedimenti di digitalizzazione e certificazione che consentano maggiori controlli per evitare truffe».