Quella provocata dall’attuale pandemia – e dai conseguenti provvedimenti restrittivi – è certamente una delle più grandi crisi a cui è sottoposta l’economia mondiale.
La domanda quindi è: può questa crisi essere davvero motore d’opportunità, rappresentare una scintilla per riorganizzare i modelli di creazione del valore, l’occasione per presidiare produttività e posti di lavoro?
Sì. A patto che si riescano a capitalizzare e a cogliere a pieno le opportunità di risorse e di strumenti messi a disposizione del governo. Un esempio su tutti il Superbonus al 110. Sulla capacità di far funzionare quel meccanismo che rappresenta una rivoluzione per consentire alla nostra economia di continuare a creare valore, infatti, si gioca la credibilità del Paese. Si tratta di uno shock mirato, per dare nuovo impulso all’edilizia favorendo la sostenibilità: un meccanismo che consente di effettuare lavori antisismici e di efficientamento energetico ottenendo una detrazione superiore alla somma spesa o lo sconto totale in fattura cedendo il credito di imposta.
Quindi case più sicure, virtuose ed efficienti, senza nessun esborso. Ma per consentire all’incentivo di sviluppare il suo potenziale è necessario eliminare quegli inutili balzelli che ne ostacolano la messa in atto. Basti pensare alla mole di documenti da produrre -troppi per avviare qualsiasi intervento-, o ai criteri per accedere agli incentivi, o ancora al fattore tempo eccessivamente ristretto. Inoltre considerando la complessità delle procedure sarebbe opportuno – almeno in questa fase di incertezza normativa prevedere un sistema di ravvedimento operoso per le attività di progettazione, certificazione e attestazione nel caso di piccoli errori di compilazione.
Dunque i periti industriali sono pronti a raccogliere la sfida per ridisegnare, insieme a chi lo vorrà, il sistema Italia. È indispensabile ora che il legislatore e le istituzioni facciano la loro parte per evitare che la burocrazia vanifichi quanto di eccellente ha questa misura.