L’allarme di imprese e professionisti
Superbonus in formato slim. Nel calderone delle misure contenute nella bozza di decreto Aiuti Quarter approvata nel Consiglio dei ministri di ieri, arriva anche l’annunciato ridimensionamento dell’incentivo fiscale, che al di là di alcune eccezioni, passerà dal 110 al 90% a partire dal prossimo anno.
Ma la modifica crea più di qualche mal di pancia non solo all’interno della stessa maggioranza ma anche da parte delle imprese e dei professionisti.
Dunque secondo le nuove regole l’aliquota si manterrà al 110% anche per il prossimo anno per tutti coloro che alla data di entrata in vigore del decreto avranno già effettuato la Cila, cioè la Comunicazione di inizio lavori oppure presentato la documentazione necessaria richiesta dalla legge. La proroga al 31 marzo 2023 vale poi anche per chi al 30 settembre scorso aveva raggiunto già il 30% degli interventi.
Viene dato più tempo, così, a tutti i proprietari alle prese con i ritardi dovuti anche ai problemi di liquidità a causa del blocco della cessione dei crediti.
Tutto cambia dal 1 Gennaio 2023
Tutto cambia invece per i nuovi interventi, dal 1 gennaio 2023, infatti, l’aliquota scenderà al 90%. Si apre però un nuovo spiraglio per le unifamiliari utilizzate come prima casa per le quali si stabilisce che potranno utilizzare l’incentivo a patto di non superare la soglia di reddito di 15 mila euro. Ma per calcolarla non sarà così semplice, perchè bisognerà sommare tutti i redditi della famiglia e dividerli per un coefficiente determinato dal numero dei membri del nucleo famigliare.
Un cambio così improvviso di regole che pone immediatamente sugli scudi l’intero comparto. A partire dai professionisti tecnici preoccupati che le novità annunciate potrebbero mettere “in grande difficoltà famiglie, professionisti e imprese”.
La Rete delle professioni tecniche, fa sapere in una nota, “è costretta a constatare che, ancora una volta, vengono cambiate le regole in corso e con effetto immediato, nello stesso momento in cui ancora si attende una soluzione soddisfacente e definitiva al tema dei crediti bloccati. Si tratta di un combinato disposto che rischia di uccidere definitivamente un provvedimento di indiscusso successo come il Superbonus”. Non solo perchè per la Rpt le ripercussioni saranno “gravi” sia da punto di vista economico che in termini di transizione ecologica, “dato che senza un piano di riqualificazione energetica degli edifici appare impensabile centrare gli obiettivi di risparmio energetico e di lotta ai cambiamenti climatici.”
La RPT, in accordo con i rappresentanti delle aziende e i sindacati, chiede l’immediata istituzione di un tavolo di confronto per definire un quadro di regole chiaro e stabile.
Sulla stessa scia l’allarme dei costruttori (Ance) guidati da Federica Brancaccio: “impensabile cambiare le regole in corso ancora una volta e con effetto immediato, senza per giunta aver individuato una soluzione per sbloccare i crediti incagliati”, ha dichiarato interpretando la forte preoccupazione delle imprese intervenute numerose a Roma. Secondo l’Ance senza un regime transitorio adeguato e una soluzione concreta per sbloccare i crediti incagliati, come quella individuata insieme all’Abi che prevede l’utilizzo degli F24, il superbonus si bloccherà per sempre.
Con gravi ripercussioni sia economiche che in termini di transizione ecologica, dato che senza un piano di riqualificazione energetica degli edifici appare impensabile centrare gli obiettivi di risparmio energetico e di lotta ai cambiamenti climatici ribaditi anche recentemente dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, riunita a Sharm El Sheikh.