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Spreco alimentare, per l’Ue sì al «taglio» del 10% nell’industria entro il 2030

da | 28 Ago 2023 | Tecnologie alimentari

Comunità energetiche 2023

Sciupare i cibi, lo spreco alimentare, una questione che (culturalmente) sta diventando sempre più diffusa ed urgente, nella società globalizzata, in cui le diseguaglianze nell’accesso al nutrimento non accennano a diminuire

Nel mondo, recitano recenti statistiche, vengono cestinati alimenti per un totale di 400 miliardi di dollari all’anno. E si stima che, complessivamente, circa 1/3 di quanto si potrebbe mettere in tavola (perché commestibile e ancora con la data di scadenza valida) finisce, invece, nella spazzatura.

Il fenomeno è approdato a luglio sul tavolo delle Istituzioni comunitarie, sotto forma di proposta legislativa della Commissione Ue: nel testo compaiono gli obiettivi per gli Stati membri orientati alla riduzione degli sprechi pro-capite nel periodo 2020-2030, ovvero la «sforbiciata» del 30% in ristoranti, mense e famiglie, e del 10% nell’industria del settore. Una volta stilato il testo, ha fatto sapere Bruxelles, è previsto l’avvio (a partire dall’imminente autunno) del negoziato con il Parlamento europeo e con il Consiglio dell’Unione europea in vista della sua adozione da parte dei colegislatori, secondo la procedura normativa ordinaria degli organismi comunitari; al tempo stesso, dal 5 luglio scorso, il provvedimento è aperto alla pubblica consultazione (online) per un periodo di 8 settimane.

Malgrado la rilevanza del tema dello spreco di risorse preziose (protagonista, tra l’altro, di campagne informative per stimolare la collettività a valutare con attenzione quanto di ancora buono, nel frigorifero e nelle dispense, può essere mangiato e non ridotto ad immondizia), nella prima parte del 2023 c’è stata, sempre in sede Ue, una battuta d’arresto ad un’iniziativa che avrebbe potuto favorire la maggior fruizione di prodotti di largo consumo: la Commissione aveva, infatti, avanzato l’idea di sostituire l’etichetta «da consumarsi preferibilmente entro il» con quella (finalizzata ad evitare il più rapido disfarsi di alimenti freschi come yogurt, latte e formaggi) «spesso buono oltre».

Tuttavia, non appena il piano è circolato, alcuni Paesi membri hanno avanzato delle perplessità e si sono messi di traverso, facendo slittare la discussione sulla proposta a data da destinarsi; nel dettaglio, si è, poi, saputo, talune nazioni hanno effettuato osservazioni e ravvisato ostacoli concernenti la diversità linguistica, per cui la frase con cui occorrerebbe sostituire l’avviso sulle confezioni risulterebbe sì efficace in alcuni Paesi, ma poco incisiva, o addirittura non comprensibile in altri.

A quanto si apprende, però, l’impegno di Bruxelles sulla revisione delle etichette, nell’ottica di arginare lo spreco alimentare globale, non si ferma. E la strategia potrebbe camminare di pari passo con l’esigenza di fermare l’«escalation» dei prezzi di beni di ampio consumo, giacché secondo il Centro studi della Commissione europea il costo degli ortaggi «potrebbe diminuire fino al 4%, mentre quello della frutta potrebbe scendere del 2%», con la conseguente riduzione delle emissioni di gas serra, per la minore produzione di alimenti.

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