La Banca centrale europea (Bce) osserva un quadro in peggioramento per la crescita nell’area euro, dunque «non escluderei la possibilità che stiamo entrando in una recessione tecnica».
L’avvertimento è arrivato questa mattina da Isabel Schnabel, componente del Comitato esecutivo della Bce, che ha parlato così facendo riferimento alla decisione di alzare i tassi di mezzo punto a luglio e alle prospettive per la riunione dell’8 settembre.
Tuttavia, ha proseguito la funzionaria dell’organismo creditizio del Vecchio Continente, allo stato attuale l’inflazione mette in apprensione di più:
le preoccupazioni, ha proseguito, «che avevamo a luglio non sono state alleviate se si guarda a una qualsiasi delle misurazioni dell’inflazione di fondo, stanno salendo ulteriormente e sono ai massimi storici», sono state le parole di Schnabel, pubblicate oggi sul sito della Bce.
Sullo sfondo, poi, ci sono le stime appena diffuse dell’ufficio di statistica dell’Ue, Eurostat, che ha previsto in crescita dello 0,6% nel secondo trimestre dell’anno il Prodotto interno lordo (Pil) sia nei Paesi dell’euro e sia in Europa (nel primo trimestre, va ricordato, il Pil era cresciuto dello 0,5% nell’Eurozona e dello 0,6% nell’Unione europea).
Nel confronto con gli altri Paesi europei, è stato, inoltre, segnalato, il Pil dell’Italia appare decisamente sopra la media europea, con una crescita dell’1% nel secondo trimestre dell’anno, rispetto al progresso dello 0,1% dei tre mesi precedenti (+1% nel secondo trimestre è la stima del Pil della nostra Penisola data già dall’Istat il 29 luglio scorso); analizzando le «performance» delle altre nazioni, il Prodotto interno lordo della Germania ha segnato uno zero tondo, dopo il +0,8% di gennaio-marzo e ha fatto, invece, +0,5% il Pil della Francia e, tra gli Stati membri più grandi, è salito dell’1,1% quello della Spagna.
Eurostat ha pure reso noto, nella giornata di ieri, il dato sulla registrazione di nuove imprese, che è risultato essere ancora in calo nel secondo trimestre, dopo già un avvio del 2022 su valori negativi, con una flessione del 2% nell’Eurozona e dell’1,2% nell’Ue.
Le dichiarazioni di fallimento sono, invece, aumentate nell’Unione per il quarto trimestre consecutivo, salendo del 2,2% tra aprile e giugno.
Quanto alla situazione in Italia, si è visto un calo del 5,2% della registrazione di nuove imprese nel secondo trimestre di quest’anno (-3,5% nel primo trimestre).
E, a seguire, rispetto allo stesso trimestre del 2021, le richieste di bancarotta, nello Stivale, nel secondo trimestre di quest’anno si sono ridotte del 14,7%; andando, inoltre, all’analisi effettuata anno su anno, nel trimestre le nuove registrazioni di imprese sono calate del 7% in Italia (-4,9% nell’Eurozona e 3,1% nell’Ue).
Vale la pena, infine, di porre l’accento su un’altra rilevazione utile a comprendere le prospettive macroeconomiche del nostro Paese: i prezzi delle case potrebbero calare, dopo che nel secondo trimestre il costo per l’acquisto delle abitazioni è rimasto stabile, come recitano gli esiti del sondaggio congiunturale di Bankitalia, che ha messo insieme le valutazioni di 1.465 agenti immobiliari, secondo i quali peggiorano le prospettive del mercato del «mattone» in Italia, con aspettative di ribasso dei costi di vendita, alimentati anche dalla guerra fra Ucraina e Russia e dai conseguenti rincari energetici. Nel secondo trimestre dell’anno, tuttavia, si legge, prevalgono segnali di stabilità dei prezzi, come indicato dal 67,2% degli operatori, in aumento rispetto al 62,6% della precedente rilevazione.