Report Legambiente: la maggior parte non è in linea con i requisiti Ue in vigore dal 2030
Città italiane bocciate per livelli di smog. Se fossero già in vigore i requisiti Ue per il 2030 sarebbero 72 le città che non rispetterebbero la legge. Le difficoltà maggiori si incontrano al nord, con Torino e Milano che si piazzano ai primi posti. È quanto emerge dal report di Legambiente “Mal’Aria di città. Cambio di passo cercasi”, redatto e pubblicato nell’ambito della Clean Cities Campaign, una coalizione europea di oltre 70 Ong, associazioni ambientaliste, movimenti di base e organizzazioni della società civile che ha come obiettivo una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030.
Il report ha messo in evidenza i dati del 2022 nei capoluoghi di provincia, sia per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) che del biossido di azoto (NO2).
“Decresce troppo lentamente l’inquinamento atmosferico nelle città italiane mettendo a rischio la salute dei cittadini che cronicamente sono esposti a concentrazioni inquinanti troppo elevate”.
Inizia con queste parole il report di Legambiente, dando un’idea del quadro complessivo della situazione attuale in Italia. Sempre in premessa, viene sottolineato che il 2022 “come ogni anno” ha mostrato “delle criticità acute per alcune città – rappresentate dai giorni di sforamento del limite giornaliero per il PM10, stabilito in 35 giorni in un anno, in cui si è registrata una concentrazione media giornaliera di polveri superiore a 50 microgrammi/metro cubo come previsto dall’attuale normativa in vigore – e criticità meno evidenti”.
Entrando nel dettaglio, sono 29 le città che hanno superato il limite dei 35 giorni “tra quelle di cui si hanno a disposizione i dati”, sottolineano da Legambiente.
Come accennato, a guidare la classifica è Torino (Grassi) con 98 sforamenti, seguita da Milano (Senato) con 84, Asti (Baussano) 79, Modena (Giardini) 75, Padova (Arcella) e Venezia (Tagliamento) con 70. “Queste città”, si legge ancora nel report, “hanno di fatto doppiato il numero di sforamenti tollerati dalla norma (35) e rappresentano per il 2022 la punta dell’iceberg dell’inquinamento atmosferico delle nostre città”. Vengono, poi, valutati i numeri considerando i limiti previsti dalla futura direttiva sulla qualità dell’aria (che “di fatto, ha dimezzato la concentrazione media annuale ammissibile, dagli attuali 40 µg/mc ai 20µg/mc”): la stragrande maggioranza delle città (72 su 95, appunto) supererebbero i nuovi limiti comunitari.
Il report, come detto, si concentra anche sul PM2.5, per cui “la situazione di criticità è analoga”. Delle 85 città di cui si aveva a disposizione il dato, ben 71 (l’84% del campione) nel 2022 hanno registrato valori superiori a quelli previsti al 2030 dalla prossima direttiva. Per quanto riguarda, infine, il biossido di azoto, nel 2030 “saranno fuorilegge 57 città su 94, ovvero il 61%”.