In 11 anni sono cresciute di 145 mila unità le donne professioniste. Il divario salariale, però, è del 45% secondo i dati Adepp
Sempre più donne professioniste. Nel 2021 si contano, infatti, 145 mila donne in più rispetto al 2010. Continua a dominare il settore della sanità e dell’assistenza sociale (basti pensare, ad esempio, che il 75% degli infermieri è donna), ma anche altri comparti di solito più “freddi”, come quelli tecnici (in particolare ingegneri, chimici e fisici), registrano buone performance in termini di partecipazione femminile. Rimane ancora molto ampia, tuttavia il divario salariale tra generi.
Professioniste italiane
In occasione della giornata internazionale della donna sono stati diffusi alcuni numeri sulle professioniste italiane.
Ingegneri
Il Consiglio nazionale ingegneri, ad esempio, evidenzia un aumento nella partecipazione, ma illustra anche delle difficoltà ancora ben presenti: “nel 2007”, si legge nella nota del Cni, “le donne iscritte all’albo ingegneri erano il 9,1%, attualmente rappresentano il 16,9%, pari a 42.200 su un totale di oltre 240.000 iscritti.
Agli inizi degli anni 2000 le laureate in ingegneria erano il 20% del totale, mentre nel 2021 raggiungono il 26,7%, considerando sia le lauree di primo livello che le magistrali e in queste ultime, le donne laureate nel 2021 hanno raggiunto il 31%”.
Tuttavia, “secondo Eurostat, nel lavoro dipendente in Italia, mediamente una donna percepisce un salario più basso del 4% rispetto agli uomini, ma il differenziale anziché diminuire aumenta al crescere delle competenze e del grado di istruzione acquisito.
Se ad esempio si prende in considerazione il comparto dei servizi tecnico-scientifici, nei quali operano anche gli ingegneri, il differenziale salariale raggiunge il 26%”.
Nell’ambito della libera professione, poi, “i divari salariali assumono caratteri critici”. Infatti, tra i liberi professionisti iscritti alle casse professionali private, secondo i dati Adepp, nel 2021 il differenziale salariale ha raggiunto il 45%.
Chimici e Fisici
Anche la Federazione chimici e fisici ha diffuso ieri i numeri sulla partecipazione femminile: ad oggi i professionisti iscritti alla Federazione nazionale degli ordini dei chimici e dei fisici sono per il 42,21% donne.
“La professione, l’impresa e il lavoro non sono e non devono essere una questione di genere.
Ma in questo particolare momento storico-politico, è tempo di sostenere il talento delle donne e dei giovani con una visione complessiva di rilancio economico e sociale”, le parole della presidente della Federazione Nausicaa Orlandi.
I dati complessivi sulla partecipazione femminile al comparto professioni si possono ricavare dal rapporto diffuso da Confprofessioni lo scorso gennaio, relativo a dati 2021. Come detto, crescono e di molto le professioniste italiane, che in undici anni sono aumentate di quasi 150 mila unità.
“La presenza delle donne appare in crescita in tutti i settori della libera professione e risulta particolarmente intensa nei settori della “Sanità” e “Assistenza sociale”, che vedono ormai una prevalenza della componente femminile (rispettivamente 51,4% e 80,9%)”.
Anche nelle professioni legali, fanno sapere dal sindacato, la parità di genere è ormai raggiunta, con un’incidenza femminile pari al 50,8% nel 2020.