Il presidente Busia critica la soglia troppo bassa per gli affidamenti diretti. Salvini: “parole bizzarre”
Scintille tra Anac e governo sul nuovo codice appalti. In particolare, tra il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia e la Lega. Tutto è partito un paio di giorni fa, quando Busia ha criticato anche pesantemente il nuovo codice, recentemente approvato in Consiglio dei ministri, nello specifico per la possibilità di non indire gare per i bandi sotto i 150, mila euro che porterebbe grossi rischi nei comuni più piccoli, i quali avrebbero la possibilità di affidare gli incarichi “al cugino o anche a chi mi ha votato”, usando le parole del presidente Anac, intervenuto a Zapping su Radio Uno. Con le nuove soglie, il 64% dei contratti pubblici potrà essere affidato direttamente (dati Oice).
A stretto giro è arrivata la risposta del ministro delle infrastrutture e leader della Lega Matteo Salvini, che ha parlato di dichiarazioni “abbastanza bizzarre, che mancano di rispetto sia ai sindaci che ai professionisti che agli imprenditori. Un Autorità indipendente non può dire no e basta, può offrire delle osservazioni”. Secondo Stefano Locatelli, responsabile Enti Locali della Lega, le dichiarazioni di Busia sono “gravi, inqualificabili e disinformate. Se parla così di migliaia di sindaci e pensa che siano tutti corrotti, non può stare più in quel ruolo”. A stretto giro è arrivata anche la contro risposta dello stesso Busia, che ha definito gli amministratori locali, soprattutto nei piccoli centri, come degli “eroi”.
Oltre alle polemiche politiche, il nuovo codice ha sollevato una serie di commenti anche dalle organizzazioni di settore, in vista dell’entrata in vigore di luglio. L’Oice, ad esempio, ha espresso soddisfazione per il rispetto della scadenza di fine marzo, ma anche alcune perplessità sul nuovo testo: “avevamo sottolineato con forza l’esigenza di tenere conto di temi quali la centralità del progetto, la concorrenza e soprattutto la specificità dei servizi di ingegneria e architettura che da sempre hanno regole ad hoc che hanno assicurato scelte trasparenti in un quadro di agevolazione delle piccole e medie strutture, favorendo la qualità e lo sviluppo dell’offerta”, il commento del presidente Giorgio Lupoi. Preoccupata dalla data del 1° luglio, invece, l’Unionsoa, ovvero l’Associazione nazionale delle società degli organismi di attestazione: “quanto fatto da Governo e Parlamento in questi mesi è stato un lavoro importante che apprezziamo soprattutto per lo sforzo di accelerare su temi importanti come semplificazione e digitalizzazione. Però avevamo segnalato sin da subito la necessità di prevedere lo slittamento dell’entrata in vigore per dare tempo alle imprese di adeguarsi al nuovo codice ed evitare quello che oggi rappresenta un grosso rischio, ovvero quello shock normativo che potrebbe paralizzare tutto il settore”, il commento della presidente Unionsoa Tiziana Carpinello. Infine, un giudizio (critico) è arrivato anche dagli avvocati, in particolare dall’Associazione nazionale forense, che in pratica boccia completamente il testo: “la pretesa e annunciata semplificazione purtroppo si confonde con una pericolosa deregulation e rischia di non andare d’accordo col principio di tutela e equità. La scelta di ridurre il contenzioso mediante strumenti diversi sembra ricalcare la strada del settore della giustizia civile, dove i costi di accesso sono stati più che raddoppiati nel corso di un decennio. Un intero settore, come quello del codice degli appalti, lasciato potenzialmente privo di tutela giurisdizionale rende meno raggiungibile l’obiettivo di procedure partecipate, perché sarà rimesso a chi, in ogni caso, potrà sopportare i non trascurabili costi processuali. Il contenzioso rischia di non diminuire, anzi”, la posizione del segretario nazionale Anf Giampaolo Di Marco.