Pos obbligatorio per i liberi professionisti. O meglio, arrivano le multe per chi si rifiuterà di accettare pagamenti con carta o bancomat. A partire da oggi, 30 giugno, entrano infatti in vigore le novità previste dal decreto Pnrr 2 (dl 36/2022, la cui legge di conversione è stata pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. 150 del 29 giugno, legge 79/2022), in particolare quelle dell’articolo 18. Non si tratta di un nuovo obbligo o di una misura non attesa; il dl ha infatti solo anticipato una scadenza già fissata al 1° gennaio del prossimo anno da un decreto che era stato approvato addirittura nel 2012 (decreto-legge 79/2012).
Quindi, dal 30 giugno potranno essere applicate sanzioni ai professionisti e ai lavoratori autonomi che non accetteranno pagamenti elettronici. Anche l’importo delle sanzioni non è una novità, visto che era stato fissato già dal decreto 79/2012; si tratta di 30 euro di multa più il 4% della transazione complessiva per ogni pagamento rifiutato. Non si tratta quindi, come detto, dell’introduzione del pos obbligatorio per gli studi; in realtà l’obbligo già esisteva, solo che le sanzioni per il mancato rispetto non erano ancora in vigore.
Quella delle multe legate ai pagamenti elettronici è solo una delle novità che coinvolgerà i professionisti a partire da luglio. O almeno una parte di essa, ovvero i forfettari. Per coloro con redditi superiori ai 25 mila euro annui, infatti, ci sarà l’obbligo di emettere fattura elettronica. A partire dal 1° gennaio 2024, l’obbligo sarà esteso a tutti i professionisti in regime forfettario, a prescindere dai compensi percepiti.
Su questa decisione qualche polemica è emersa. In particolare, per la scelta temporale dell’entrata in vigore del nuovo obbligo. La fattura elettronica è ormai una realtà che sarà sempre più diffusa, ma secondo i commercialisti era meglio iniziare dal prossimo gennaio, ovvero dalla partenza dell’anno fiscale. Questo perché ci si troverà con un buon numero di contribuenti che alla fine dell’anno avrà meta fatture cartacee e metà elettroniche. Con conseguente rischio di confusione al momento della dichiarazione dei redditi.