L’arrivo della primavera fa «sbocciare» in Parlamento il dibattito (e i lavori) sull’equo compenso per le prestazioni libero-professionali: dopo l’approvazione, in prima lettura, alla Camera, nell’ottobre scorso, della proposta di legge a prima firma della leader di FdI Giorgia Meloni (ed è siglata dai deputati della Lega e di Fi Jacopo Morrone ed Andrea Mandelli), infatti, la Commissione Giustizia di palazzo Madama è intenzionata a rimettere in marcia il testo.
A riferirlo è stato il relatore, il senatore della Lega Emanuele Pellegrini, premettendo che non si potranno, comunque, compiere passi in avanti, prima dell’arrivo del parere (sugli effetti economico-finanziari delle norme) da parte della Commissione Bilancio, che è stato sollecitato nei giorni scorsi. E che potrebbe giungere, però, non prima della prossima settimana.
Ammontano a 147, intanto, gli emendamenti che sono stati depositati da esponenti di diversi schieramenti, e vanno avanti, nel frattempo, confronti con il ministero della Giustizia e con i deputati, con l’intento di effettuare delle modifiche al disegno di legge che, una volta tornato all’esame di Montecitorio, possa esser varato senza ulteriori ritocchi. È, infatti, obiettivo dichiarato del relatore confezionare un provvedimento il più possibile «condiviso», ha spiegato, sostenendo che tra le correzioni proposte ve ne sono alcune che mirano ad eliminare la possibilità per gli Ordini di sanzionare il professionista che si accorda per ottenere un pagamento non congruo per la prestazione effettuata, ma anche altre che puntano, invece, a rafforzare il «giro di vite».
Durante l’audizione del novembre scorso, in Commissione Giustizia al Senato, la Rete delle professioni tecniche (Rpt, l’organismo che riunisce gli Ordini dell’area tecnica, includendo il Consiglio nazionale dei periti industriali e dei periti industriali laureati), aveva sottolineato di volere che il provvedimento «andasse in porto al più presto». E di temere che questo, «al pari di altri testi, negli anni passati, possa finire in un cassetto», prima della fine della Legislatura, nel 2023. In quella occasione, il coordinatore della Rpt e presidente del Consiglio nazionale degli Ingegneri Armando Zambrano aveva dichiarato, dinanzi ai parlamentari, che quella su cui si sta lavorando è un’iniziativa, ha specificato, che «tutela soprattutto il committente debole, chi deve realizzare una casa, o farsi curare, oppure chiedere l’ausilio di un legale», perché aiuta a «dare dei parametri, delle definizioni, degli obblighi professionali», e fondamentale sarebbe, licenziando la disciplina, giungere ad inserire nell’ordinamento una «norma di cui abbiamo bisogno, soprattutto per i giovani professionisti», aveva proseguito. Ed agire affinché non ci possa più essere «una zona franca per la Pubblica amministrazione» nell’applicazione dell’equo compenso per le prestazioni professionali, né l’emanazione di bandi pubblici a «costo zero» per reclutare i lavoratori autonomi.