Non sarà neanche questa settimana quella giusta per la riforma del fisco: il premier Mario Draghi la vuole portare a casa al più presto, e il governo ha cercato di accelerare per presentarla in Consiglio dei ministri. Ma andrebbe coinvolto il Parlamento che si era detto contrario e ai partiti, che poi dovranno lavorare sulla delega in Parlamento, e la sola ipotesi di inserire anche il catasto tra i capitoli da riformare ha spaccato la maggioranza, con Lega e Forza Italia già sulle barricate contro «qualsiasi» intervento sulle tasse sulla casa.
La riforma come è noto è stata rimandata più e più volte a causa delle conseguenze sul piano fiscale, contrastata soprattutto dai proprietari (che in Italia sono una quota consistente) e dal centrodestra. Adesso il governo Draghi potrebbe provarci, con l’obiettivo di liberare risorse per varare un consistente taglio delle tasse.
Diverse al momento le misure allo studio della riforma fiscale, tra quelle che stanno prendendo più piede, oltre alla revisione del catasto, rientrano la lotta all’evasione tramite un aumento degli incroci fra le varie banche dati in possesso dell’amministrazione finanziaria, nel rispetto della privacy dei contribuenti, l’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica per aumentare la tracciabilità delle operazioni e ridurre il sommerso, la modifica degli scaglioni e delle aliquote IRPEF e l’eliminazione dell’IRAP per diminuire la pressione fiscale sulle imprese.
Il no alla riforma arriva immediato da Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, che ricorda come il Parlamento avesse deciso di non intervenire sulla revisione del catasto, e quindi non sarebbe comprensibile la decisione del Governo di non tenerne conto. Inoltre dice ancora “un aumento di tassazione sugli immobili è tutt’altro che necessario, sarebbe anzi necessaria una diminuzione della parte patrimoniale che negli ultimi 10 anni è passata dai 9 miliardi dell’Ici ai 21 miliardi di Imu”.