RPT: “finalmente colmiamo un vuoto normativo”
Parte dalla Commissione ambiente della Camera l’esame delle proposte di legge (C. 589 e C. 647) che prevedono modifiche al codice della protezione civile, e altre norme in materia di gestione delle emergenze sul territorio nazionale. Due provvedimenti che intervengono innanzitutto sulla normativa vigente in materia di gestione degli eventi calamitosi, ma che più in generale puntano a costruire un tessuto normativo chiaro e stabile nel tempo per la gestione di tutto ciò che è successive all’evento catastrofico.
In particolare la prima Pdl –suddivisa in due parti, la prima relativo alla gestione dell’emergenza e la seconda con le disposizioni per la ripresa economica e produttiva dei territori colpiti- punta a costruire un quadro normativo che garantisca velocità ed efficienza a tutti i processi decisionali.
Il secondo provvedimento, invece, circoscrive il raggio d’azione prioritariamente sulla necessità di delineare una normativa generale della ricostruzione che preveda poteri, competenze e misure tipici da adottare in caso di eventi emergenziali di rilievo nazionale, attivabile in modo automatico.
L’intento è quello di costruire un modello unico per la ricostruzione che rispetti le particolarità dei territori, armonizzando le diverse discipline che regolano i processi di rifacimento attraverso una proposta di legge che deleghi il Governo all’adozione di un codice degli interventi di ricostruzione, che costituisca il riferimento per disciplinare futuri processi di ripristino e che, nello stesso tempo, assicuri stabilità e sviluppo nei territori dopo le calamità.
Uno il principio che guida i due provvedimenti: definire attraverso una normativa chiara e specifica le attività da mettere in campo dopo le emergenze. Certo è, come è stato evidenziato alla Rete delle Professioni Tecniche (RPT), nel corso dell’audizione dello scorso 15 giugno in VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera, che i disegni di legge vanno a colmare un vuoto normativo che “si ripercuote sulla rapidità degli interventi del legislatore e sul lavoro dei commissari nominati in occasione dell’emergenza, che si ritrovano, a loro volta, in difficoltà nell’organizzazione delle strutture operative di supporto”. Un’assenza che ha creato spesso un corto circuito per la definizione dei rapporti con gli enti locali e con i diversi operatori nelle fasi di ricostruzione, tra cui in particolare le rappresentanze dei professionisti tecnici. Per questo la richiesta delle categorie è di prevedere la modifica del Codice di protezione civile per rendere gli Ordini professionali come strutture operative (art 13 comma 1 Decreto 1 del 02/01/18) e non solo più come strutture concorrenti.
Questo principio consentirebbe una maggiore efficienza del sistema e la possibilità di partecipazione e collaborazione dei professionisti tecnici, competenti nel campo della sicurezza delle costruzioni e del territorio. Tra gli altri aspetti positivi del provvedimento le categorie hanno evidenziato il principio del riconoscimento di una indennità “una tantum” ai lavoratori autonomi danneggiati dall’evento catastrofico. A questo proposito la richiesta è quella di “prevedere un tavolo di lavoro con le rappresentanze delle categorie, per definire le modalità di avvio delle attività necessarie per la ricostruzione, nonché l’entità del ristoro previsto dalla norma”.
Affinché però la normativa sia completa, la RPT è tornata a parlare dell’opportunità di adottare tutte le misure previste dal Piano di Prevenzione Sismica, e un piano pluriennale contro il rischio idrogeologico.