Un disegno di legge, quello sull’equo compenso per le prestazioni libero-professionali, che la Rete delle professioni tecniche (Rpt, l’organismo che riunisce gli Ordini dell’area tecnica, includendo il Consiglio nazionale dei periti industriali e dei periti industriali laureati), vorrebbe che «andasse in porto al più presto». E, pertanto, saranno sì presentate nei prossimi giorni delle modifiche, «tre, o quattro», tuttavia la necessità che viene segnalata è di non perdere più tempo, di non far sì che questo, «al pari di altri provvedimenti, negli anni passati, finisca in un cassetto», prima della fine della Legislatura. È un passaggio dell’intervento che il coordinatore della Rpt e presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri Armando Zambrano ha tenuto questa mattina, partecipando al ciclo di audizioni che si è tenuto nella Commissione Giustizia del Senato riguardo al testo a prima firma della deputata di FdI Giorgia Meloni, che è stato varato alla Camera il 13 ottobre scorso.
L’iniziativa, ha specificato, «tutela soprattutto il committente debole, chi deve realizzare una casa, o farsi curare, oppure chiedere l’ausilio di un legale», perché aiuta a «dare dei parametri, delle definizioni, degli obblighi professionali», e fondamentale sarebbe, licenziando la disciplina, una «norma di cui abbiamo bisogno, soprattutto per i giovani professionisti», ha proseguito Zambrano, agire affinché non ci possa più essere «una zona franca per la Pubblica amministrazione» nell’applicazione dell’equo compenso per le prestazioni professionali, né l’emanazione di bandi pubblici a «costo zero» per reclutare i lavoratori autonomi.
Una posizione, questa, messa in evidenza pure dal Comitato unitario delle professioni (Cup), rappresentato dalla presidente del Consiglio nazionale del Notariato Valentina Rubertelli: il disegno di legge, recita la memoria che è stata depositata nella Commissione, dovrebbe «vietare i servizi verso la Pubblica amministrazione con assenza di compenso». E, perciò, andrebbe aggiunta la previsione che «le Pubbliche amministrazioni non possono conferire incarichi professionali senza alcuna remunerazione».
Negativa, poi, per il Consiglio nazionale forense (Cnf), è «la limitazione del campo soggettivo di applicazione della disciplina alle imprese di una certa dimensione», poiché così «restano fuori le cosiddette piccole imprese (che occupano meno di 50 persone e realizzano un fatturato, o un totale di bilancio annuo, non superiore a 10 milioni di euro), e le cosiddette microimprese (con un organico di meno di 10 unità ed un fatturato, o un totale di bilancio annuo non superiore a 2 milioni)».
Il ddl conferma così, ha aggiunto il rappresentante degli avvocati, «la scelta del Legislatore di applicare la disciplina solo a banche, assicurazioni, e appunto imprese dalle dimensioni superiori alle soglie» delle aziende che sono state inserite nel perimetro di tutela. Ma, ha chiuso, «considerato il rilievo costituzionale del diritto all’equo compenso, sarebbe necessario un ripensamento al riguardo, e un’estensione della disciplina a tutte le imprese, a prescindere dalle dimensioni».