Al 31 dicembre del 2022, la platea di quanti, nel nostro Paese, hanno scelto di assicurarsi ad una, o più forme di previdenza complementare è di 9,2 milioni, in ascesa del 5,4%, al confronto con l’anno precedente, per un tasso di copertura del 36,2% sul totale delle forze di lavoro. È quanto rende noto la Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, che questa mattina, per bocca della presidente facente funzioni Francesca Balzani, alla Camera dei deputati ha presentato la relazione sull’attività dell’annualità passata, riferendo che «i fondi negoziali contano 3,7 milioni di iscritti, quasi 1,8 milioni sono gli iscritti ai fondi aperti e 3,5 milioni ai Pip «nuovi», mentre circa 650.000 sono gli iscritti ai fondi preesistenti». E i fondi pensione in Italia sono 332: 33 fondi negoziali, 40 fondi aperti, 68 Piani individuali pensionistici (Pip) e 191 fondi pensione preesistenti.
Tuttavia, si precisa nel documento, coloro che hanno versato contributi nell’anno sono stati 6,6 milioni pari al 26,3% della forza lavoro. Le posizioni in essere, si osserva, «sono quasi 10,3 milioni, in aumento del 5,8%», e i contributi versati nel 2022 ammontano a 18.237 milioni con un aumento del 3,6%, mentre le risorse destinate alle prestazioni sono pari a 205.596 milioni, registrando un calo del 3,6% a causa della caduta dei mercati finanziari.
La Covip fa sapere, inoltre, che «l’ammontare delle risorse destinate alle prestazioni è pari al 10,8% del Pil e al 4% delle attività finanziarie delle famiglie italiane», e che i fondi negoziali contano 3,7 milioni di iscritti, quasi 1,8 milioni ai fondi aperti e 3,5 milioni ai Pip (i Piani individuali pensionistici) «nuovi»; a seguire, si legge nel testo, circa 650.000 sono gli iscritti ai fondi preesistenti.
Nello scenario della previdenza integrativa del Paese, permangono, numeri alla mano, divari di genere e territoriali, giacché «gli uomini sono il 61,8% degli iscritti, quota che s’impenna fino al 73% nel caso dei fondi negoziali; il 48,9% degli iscritti ha età compresa tra 35 e 54 anni, il 32,3% ha almeno 55 anni e solo il 18,8% è sotto i 35 anni. La maggior parte, va avanti la Commissione, risiede nelle regioni del Nord (57,1%).
Le voci di uscita per la gestione previdenziale ammontano a 11,2 miliardi, e le prestazioni pensionistiche sono state erogate in capitale per 4,6 miliardi e in rendita per 440 milioni, mentre i riscatti sono pari a 2 miliardi e le anticipazioni a 2,3 miliardi.
«La sostanziale stabilità dei flussi di nuovi iscritti e di contributi ha confermato il fondamentale dualismo del sistema. Esso, infatti, accoglie prevalentemente uomini, di età matura, residenti nel Nord del Paese, inseriti in imprese ragionevolmente solide e in grado di dare continuità ai flussi di finanziamento. Donne, giovani, lavoratori del Sud del Paese continuano, invece, a essere meno presenti. Ciò significa che proprio le figure meno forti, per le quali sarebbe più pressante la necessità di un futuro previdenziale più solido fanno più fatica ad entrare nel mondo della previdenza complementare», mette in evidenza la Covip.