La proposta di Direttiva sull’efficientamento energetico degli edifici (EPDB) sta generando discussioni e polemiche.
Il testo rientra nel pacchetto di Fit for 55%, che contiene l’insieme di regole adottate dalla UE volte a perseguire l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra di almeno il 55% rispetto ai livelli registrati nel 1990 entro il 2030.
Secondo quanto riporta il Sole 24Ore, gli edifici rappresentano circa il 40% del consumo energetico e il 36% dell’emissione di gas nocivi per l’ambiente.
È quindi necessario intervenire con decisione sul patrimonio immobiliare, per favorirne l’efficientamento e per raggiungere quegli obbiettivi di neutralità climatica che l’UE si è prefissata da tempo. Nel dettaglio, la bozza della Direttiva prevede l’obbligo per gli immobili residenziali di rientrare nella classe energetica E entro il 2030, obbligo che sale alla classe energetica D a partire dal primo gennaio 2033. Uno sforzo notevole, e un obiettivo piuttosto ambizioso, per il nostro paese. Secondo i dati raccolti da ENEA (l’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) oltre la metà del patrimonio immobiliare residenziale italiano ricade nelle classi F (24,5%) e G (35,2%) – circa 9 milioni di edifici, sostiene l’ANCE – registrando quindi consumi che vanno da 121 kWh fino a 160 kWh per metro quadro. La Direttiva, dunque, imporrebbe ai proprietari delle abitazioni di svolgere interventi (come l’introduzione di cappotti termici, la sostituzione degli infissi, l’acquisto di nuove caldaie a compensazione o l’installazione di pannelli solari) che portino alla riduzione di circa il 25% dei consumi energetici, in modo da ricondurre una cospicua fetta del patrimonio residenziale italiano entro la fascia di consumi da 91-121 kWh per mq.
I costi che ricadrebbero sulle famiglie, ed il rischio di una perdita generale di valore del patrimonio immobiliare – con tutte le ricadute che avrebbe sul sistema bancario nazionale – hanno generato dubbi e critiche, cui il relatore del provvedimento, l’europarlamentare irlandese Ciaràn Cuffe, ha risposto sottolineando come sarà reso possibile, agli Stati membri, prevedere esenzioni e modalità di applicazione.
La Direttiva europea, infatti, a differenza del Regolamento, non è immediatamente esecutiva, e per essere applicata ha bisogno che ciascun Stato adotti una legislazione specifica. Inoltre, la procedura di adozione della Direttiva è ancora alle fasi iniziali. Il 9 febbraio sarà votata dalla Commissione Energia del Parlamento Europeo, e passerà all’esame dell’assemblea plenaria soltanto intorno alla metà di marzo. Successivamente, verrà la fase dei negoziati tra PE e Consiglio Europeo, dove i capi di governo potranno far valere le proprie ragioni.
Ma al netto delle eventuali modifiche che saranno introdotte, è presumibile che l’impegno dell’UE in termini di riconversione energetica del patrimonio immobiliare, e i tempi ristretti previsti per raggiungere l’obbiettivo, non siano destinato a cambiare. Ed è in questo contesto che la Direttiva, con gli obblighi che impone, può tradursi da rischio a grande opportunità per l’Italia.
I Periti Industriali, professionisti della progettazione, rappresentano in questo senso un punto di osservazione privilegiato: si trovano infatti in una posizione che gli consente, da un lato, di avere una profonda conoscenza della situazione relativa al patrimonio immobiliare italiano, e dall’altro di essere direttamente e concretamente coinvolti nei lavori e negli interventi relativi non solo ai progetti di efficientamento energetico, ma della Transizione Energetica in generale. In più, con l’introduzione del Superbonus, e i molti lavori che si sono avviati su tutto il territorio nazionale, i Periti Industriali hanno acquisito sempre maggiore centralità e competenze in materia.
In questa ottica, è fondamentale che il governo, al momento della scrittura delle norme che recepiranno la direttiva, coinvolga i professionisti tecnici, in modo da individuare il percorso più adatto, che consenta di cogliere l’opportunità che abbiamo di fronte: investire nel campo dell’edilizia, lo abbiamo visto, è un eccellente volano per lo sviluppo economico.
Occorre dunque sfruttare quest’occasione per realizzare una riforma organica del sistema dei bonus, che aiuti le famiglie a realizzare gli interventi previsti dalla direttiva, e sostenga l’impegno del sistema bancario. Adottando le scelte corrette, e coinvolgendo i professionisti tecnici in questo percorso, sarà possibile trasformare un impegno che viene correttamente visto come rischioso per il nostro paese, in un’opportunità che lo guidi all’avanguardia in Europa.