Cresce nel 2022 la sfida del Recovery Plan: secondo quanto si legge nella bozza della relazione che il governo trasmetterà al Parlamento, il prossimo anno andranno centrati in tutto 102 obiettivi per assicurarsi seconda e terza rata dei fondi europei, in tutto 40 miliardi. Quello che è certo, come afferma lo stesso premier Mario Draghi nella premessa, è che l’Italia ha rispettato l’impegno a conseguire tutti i primi 51 obiettivi entro la fine di quest’anno, per presentare la domanda di pagamento della prima rata di rimborso, pari a 24,1 miliardi di euro. Il raggiungimento dei primi obiettivi, ricorda il Premier, “è il risultato di un lavoro collettivo, che ha visto impegnati il Governo e le strutture operative a tutti i livelli: il Parlamento ha dato un contributo essenziale al conseguimento di questi obiettivi e ha dimostrato notevole sensibilità nell’approvare in modo tempestivo riforme e norme essenziali per la riuscita del Piano”.
Ora la palla passa nelle mani della Commissione Europea che dovrà validare questa prima parte del lungo cammino che attende l’Italia per poi concedere il via libera definitivo a questo primo assegno. Archiviate le scadenze da centrare entro fine anno, ci sono infatti nuovi target da conseguire: 45 misure, di cui 30 investimenti e 15 riforme, andranno messe in campo entro il 30 giugno per consentire al nostro Paese di staccare anche la seconda tranche di aiuti Ue, identica nell’ammontare alla prima (24,1 miliardi). Rispetto al primo tempo del Recovery Plan, ci saranno però molte meno riforme da realizzare anche perché l’agenda 2021 del Pnrr è servita a costruire, soprattutto attraverso le misure generali affidate al Mef e al ministero per la Pa, la cornice normativa e gestionale del Piano (dagli interventi sulla governance alle semplificazioni delle procedure amministrative come pure di quelle del sistema degli appalti pubblici), in modo da spianare la strada alla messa a terra dei 222,1 miliardi che arriveranno in sei anni tra Recovery e Fondo complementare. Nel dettaglio andranno raggiunti 45 obiettivi nei primi sei mesi dell’anno e 55 nella seconda parte del 2022. Per ottenere due tranche rispettivamente da 19 e 21 miliardi. In totale da qui al 2026 i fondi sono suddivisi in 10 rate: per vedersi staccare tutti gli assegni l’Italia dovrà realizzare in tutto 520 obiettivi.
Il grosso del lavoro riguarderà il ministero della Transizione ecologica che avrà 11 traguardi da portare a casa nei prossimi sei mesi tra cui figurano snodi particolarmente importanti come la Strategia nazionale per l’economia circolare e il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti. Il Mite dovrà poi semplificare le procedure per gli interventi di efficientamento energetico e snellire il quadro giuridico per una migliore gestione dei rischi idrogeologici. Un impegno altrettanto notevole sarà poi richiesto anche al ministero della Salute che dovrà centrare sei diversi target, cinque dei quali tramite l’Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), mentre il ministero della Cultura dovrà mettere a punto una serie di decreti per sbloccare gli investimenti previsti dal Recovery per rafforzare l’attrattività dei borghi, per valorizzare parchi e giardini storici, e ancora per migliorare l’efficienza energetica in cinema, teatri e musei. Corposo, infine, anche l’elenco dei compiti a casa per i dicasteri dell’Istruzione e dell’Università che dovrà garantire, solo per citare alcuni obiettivi, l’aggiudicazione degli appalti per i progetti riguardanti gli ecosistemi dell’innovazione e il sistema integrato di infrastrutture di ricerca e di innovazione.
Da parte del Ministero per la Pa ricorda invece il titolare del dicastero Renato Brunetta, “nel 2022 partirà un grande piano di formazione per la Pa, a cominciare da digitalizzazione e competenze informatiche, accompagnato da un programma di upskilling per tutti i dipendenti pubblici, che potranno iscriversi all’università a condizioni agevolate per laurearsi o prendere una seconda laurea o un master. Avvieremo a breve, operativamente, la semplificazione e la reingegnerizzazione di 600 procedure amministrative, come previsto dal Pnrr, nei settori chiave della società italiana, dall’energia agli appalti, al welfare, alla protezione civile, ai beni culturali, all’industria, all’edilizia. Lo faremo con l’ampio coinvolgimento degli stakeholder, dell’opinione pubblica e del Parlamento. Stiamo costruendo insieme la nuova Pubblica amministrazione, al servizio della nuova Italia”, aggiunge Brunetta.