PNRR, in attesa della quarta rata delle risorse Ue, la Corte dei Conti lancia l’allarme sugli obiettivi da raggiungere
Sedici miliardi necessari per alimentare la «macchina» del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza): è quanto il governo italiano attende di ricevere da Bruxelles, per mandare avanti gli obiettivi del progetto di matrice comunitaria nato con l’intento di rivitalizzare l’economia del nostro e degli altri Paesi del Vecchio Continente.
Tuttavia, sull’erogazione di questa quarta rata di risorse si addensa qualche nuvola, a partire da quanto messo nero su bianco pochi giorni fa dalla Corte dei Conti, che ha lanciato l’allarme sulla prossima scadenza per l’attuazione degli obiettivi, fissata per il 30 giugno. In particolare, la magistratura contabile ha posto sotto esame l’operato del ministero dell’Ambiente, responsabile degli appalti per la costruzione di quasi 7.000 e colonnine di ricarica elettrica, osservando come l’azione di pianificazione sia risultata su alcuni fronti «deficitaria».
Nel frattempo, è proprio dallo stesso organismo giudiziario che è arrivata una nuova figura di vertice per il Pnrr, su decisione del governo di Giorgia Meloni: si tratta del magistrato Carlo Alberto Manfredi Selvaggi, presidente di sezione della Corte dei conti dal 2021, a cui è stato affidato il coordinamento della nuova Struttura di missione del Piano.
Una nomina messa in evidenza per la sua valenza generale dal ministro che si occupa della materia, Raffaele Fitto, secondo cui «la scelta di un alto magistrato della Corte dei conti, esperto nel vasto ambito dei fondi europei, denota l’attenzione e la cura dell’Esecutivo per il corretto utilizzo delle risorse Pnrr a beneficio dei cittadini, famiglie e imprese, destinatari degli interventi di sviluppo promossi dal Piano. È una scelta di responsabilità: quelle risorse sono il futuro dell’Italia», ha precisato.
Guardando, poi, a quanto accade nelle amministrazioni locali della Penisola, si è appreso, per bocca del presidente di Ifel Anci Alessandro Canelli, che «i comuni stanno facendo la loro parte. Per loro il Pnrr sta funzionando, pur con tutte le difficoltà dovute anche alla carenza di personale. Sono state già bandite 35.000 gare per un valore di 17 miliardi e 732.000 su un totale di assegnazioni agli Enti territoriali, pari a 34,1 miliardi»; sotto il profilo geografico, ha proseguito, «le assegnazioni per il 36,2% sono localizzate al Nord, il 18,9% al Centro ed il 44,9% al Mezzogiorno. Quest’ultimo dato testimonia nel comparto comunale il rispetto della «clausola 40%», che consiste nella destinazione territoriale specifica alle regioni del Mezzogiorno di almeno il 40% delle risorse del Piano», ha precisato.
Quel che appare certo, infine, è il tentativo governativo di ridiscutere, in sede Ue, i «paletti» del Piano: «Noi – ha affermato nelle ultime ore Fitto – stiamo lavorando per utilizzare bene e al meglio le risorse» e «siamo in una fase di revisione di questo programma, così come previsto dai regolamenti europei. Stiamo verificando tutti gli interventi che non potranno essere realizzati a giugno del 2026 e, quindi, in questa fase nella quale si può proporre alla Commissione europea una rimodulazione. Lo faremo per evitare di perdere queste risorse e rimodularle su altri tipi di interventi», ha chiarito il ministro.