La crisi russo-ucraina continua ad infiammare i prezzi delle materie prime energetiche e, all’indomani dell’entrata in vigore, in Italia, del «taglio» delle accise sui carburanti e, di conseguenza, del calo del loro costo (a seguito della pubblicazione di un decreto legge e di un decreto interministeriale in Gazzetta ufficiale), la Commissione europea dice la sua per favorire le iniziative di sostegno degli Stati membri: è giunto, infatti, stamattina il semaforo verde di Bruxelles al nuovo quadro temporaneo di crisi sugli aiuti di Stato per supportare le imprese del Vecchio Continente e i settori più colpiti dal «caro-energia».
«Dobbiamo mitigare l’impatto economico di questa guerra e sostenere aziende e settori gravemente colpiti. E dobbiamo agire in modo coordinato. La Commissione consentirà agli Stati membri di utilizzare la flessibilità prevista dalle norme sugli aiuti di Stato per far fronte a questa situazione senza precedenti, proteggendo nel contempo la parità di condizioni nel mercato unico», sono state le parole della vicepresidente dell’organismo comunitario, Margrethe Vestager, secondo cui «le sanzioni adottate dall’Ue e dai suoi partner internazionali hanno gravemente colpito» l’economia di Mosca, ma si tratta di azioni che «incidono anche sull’economia europea e continueranno a farlo nei prossimi mesi». Il nuovo quadro, ha proseguito, «consentirà agli Stati membri di concedere aiuti di importo limitato alle imprese colpite dall’attuale crisi, o dalle relative sanzioni e controsanzioni russe, garantire che sufficiente liquidità rimanga disponibile per le imprese» attraverso le banche «e compensare le imprese per i costi aggiuntivi sostenuti, a causa dei prezzi eccezionalmente elevati di gas ed elettricità».
Lo scenario, si apprende, comprende tre tipi di aiuti. I Paesi membri potranno istituire regimi per concedere fino a 35.000 euro per le imprese colpite dalla crisi attive nei settori dell’agricoltura, della pesca e dell’acquacoltura, e fino a 400.000 euro per le imprese colpite dalla crisi attive in tutti i altri settori. E si tratta di un tipo di sostegno che «non deve necessariamente essere collegato a un aumento dei prezzi dell’energia» e «può essere concesso in qualsiasi forma, comprese le sovvenzioni dirette». Le altre possibilità sono quelle del sostegno temporaneo alla liquidità sotto forma di garanzie statali alle banche per garantire che continuino a erogare prestiti alle imprese, e schemi compensatori per le imprese per fare fronte ai costi aggiuntivi sostenuti a causa dei prezzi eccezionalmente elevati di gas ed elettricità, in particolare per quelle aziende ad alta intensità energetica; questo ultimo genere di supporto, viene segnalato da Bruxelles, può essere concesso in qualsiasi forma, comprese le sovvenzioni dirette. L’aiuto complessivo per beneficiario non può superare il 30% dei costi ammissibili, fino a un massimo di 2 milioni.
Quando l’impresa subisce perdite operative, possono essere necessari ulteriori aiuti per garantire la continuazione di un’attività economica: a tal fine, si spiega, la Commissione indica che gli Stati membri possono concedere aiuti eccedenti tali massimali, fino a 25 milioni per i consumatori ad alta intensità energetica e fino a 50 milioni per le imprese attive in settori specifici, come la produzione di alluminio e altri metalli, fibre di vetro, pasta di legno, fertilizzante, o idrogeno e molti prodotti chimici di base.