Lauree abilitanti? In crescita, con quattro categorie che hanno richiesto il passaggio e i decreti attuativi che sono pronti ad essere pubblicati. Dottorati? Raddoppieranno, dagli attuali 9 mila all’anno arriveranno a quota 20 mila. L’accesso al lavoro dei giovani? Deve migliorare, i numeri non sono buoni, è necessario spingere più sull’orientamento che parta già dalle scuole medie e dare maggiori opportunità ai diplomati, che si confrontano con dati del lavoro sempre più precari. Questi, in estrema sintesi, gli obiettivi sul fronte università, scuola e accesso al mondo del lavoro che il governo conta di raggiungere nei prossimi mesi, utilizzando i fondi e le possibilità del Pnrr. A illustrare gli obiettivi i due ministri, Maria Cristina Messa per l’università e Patrizio Bianchi per l’istruzione, intervenuti in Parlamento in audizione. La prima sullo stato di attuazione del Pnrr per le materie di sua competenza, il secondo nell’ambito dell’indagine parlamentare sull’accesso al lavoro dei giovani.
La ministra Messa ha illustrato gli obiettivi propri del suo dicastero; si tratta di 5 riforme e circa 11 miliardi di investimenti. Nel suo intervento, si è concentrata in particolare su due interventi già portati a termine; le lauree abilitanti e la riforma dei dottorati. Sul primo versante, Messa ha sottolineato i buoni risultati raggiunti: “la legge è in gazzetta da pochi mesi e già quattro categorie (periti industriali, ingegneri, architetti e agronomi) hanno richiesto la trasformazione del percorso di studi. Segno del successo che sta avendo la misura”. Un altro aspetto trattato dalla ministra è quello dei decreti attuativi, in particolare quelli relativi all’articolo 1 che rende automaticamente abilitanti i percorsi universitari per odontotecnici, veterinari, farmacisti e psicologi: “i decreti sono già pronti e ora all’esame del Cun. A breve ci sarà la pubblicazione ufficiale”, ha spiegato la ministra.
Sul fronte dottorati, invece, la riforma è già arrivata e a breve inizierà a produrre i suoi effetti. Obiettivi principali l’aumento del numero di dottorati e una nuova modalità di approccio all’istituto, a cui non si deve necessariamente collegare una carriera universitaria: “oggi in Italia abbiamo 9 mila dottorati all’anno”, le parole della ministra. “Con i fondi del Pnrr vogliamo portarli sopra quota 20 mila. Inoltre, vogliamo cambiare approccio verso questo mondo; fare un dottorato non implica necessariamente il proseguo della carriera universitaria. Anzi, ci sono molte realtà, ne pubblico come nel privato, che avrebbero bisogno di competenze e specializzazione”.
Dal ministro Bianchi, infine, una serie di valutazioni sul mondo dei diplomati. La maggior parte di essi, dopo il percorso di studi, ha un lavoro precario oppure non ha un’occupazione. Per cercare di risolvere questa situazione, una volta che saranno resi noti nel dettaglio tutti gli aspetti dell’indagine parlamentare, uno dei punti da stimolare maggiormente è quello dell’orientamento al lavoro, che dovrà partire in maniera seria già dalle scuole medie.