Un albo nazionale unico, la formazione continua, la spinta alla creazione di associazioni nazionali e all’accesso alla professione anche ai più giovani.
Questi solo alcuni degli elementi che cambieranno la vita dei Consulenti tecnici d’ufficio (Ctu), secondo quanto previsto dalla legge delega per l’efficienza del processo civile, approvata in via definitiva dalla Camera dei deputati. Si apre quindi ora il percorso dei decreti attuativi; tra questi, uno riguarderà proprio la nuova regolamentazione dei Ctu.
Il governo viene infatti delegato ad adottare “uno o più decreti legislativi recanti modifiche alla normativa in materia di consulenti tecnici d’ufficio”, che dovranno seguire una serie di principi e criteri direttivi, come usuale per le leggi delega. Il primo principio sancito è quello di “rivedere il percorso di iscrizione dei consulenti presso i tribunali, favorendo l’accesso alla professione anche ai più giovani”. Un riferimento un po’ vago ma che indica la volontà di limitare le barriere d’accesso ai registri tenuti dai tribunali, spesso poco alla portata delle nuove generazioni. Il secondo criterio dovrà essere invece quello di “distinguere le varie figure professionali, caratterizzate da percorsi formativi differenti anche per il tramite dell’unificazione o aggiornamento degli elenchi”. Il tutto cercando di favorire “la formazione di associazioni nazionali di riferimento”. Si apre quindi la strada per nuove realtà di rappresentanza, esclusivamente legate alla figura dei Ctu. La riforma cerca infatti di “professionalizzare” il settore, dando al ruolo maggiori tutele (e anche ulteriori obblighi e adempimenti). Viene quindi indicata come necessaria “la creazione di un albo nazionale unico, al quale magistrati e avvocati possano accedere per ricercare le figure professionali più adeguate al singolo caso”. Oltre a questo, si dovrà “favorire la mobilità dei professionisti tra le diverse corti d’appello, escludendo obblighi di cancellazione da un distretto all’altro”.
Sempre nell’ottica di professionalizzare la figura, il governo dovrà definire obblighi di aggiornamento, prevedendo la formazione continua dei consulenti tecnici e dei periti. Tutto ciò comporterà l’adozione di ulteriori regolamenti successivi al decreto attuativo che dovranno indicare le modalità di svolgimento dei nuovi adempimenti formativi. La crescita degli obblighi, come anticipato, è accompagnata da un aumento delle misure di sostegno; dovranno infatti essere presi provvedimenti per tutelare “la salute, la gravidanza o le situazioni contingenti che possono verificarsi nel corso dell’anno lavorativo, prevedendo la possibilità di richiesta di sospensione volontaria come prevista in altri ambiti lavorativi”. L’ultimo elemento, infine, riguarda l’istituzione presso le corti d’appello di una commissione di verifica “deputata al controllo della regolarità delle nomine, ai cui componenti non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi di spese o altri emolumenti comunque denominati”.
Il governo dovrà adottare i decreti attuativi entro un anno dall’entrata in vigore della legge. Ora sarà necessario capire se il governo andrà fino a fine legislatura (prevista per i primi mesi del 2023) o se, causa Draghi al Colle o intemperanze dei partiti alla vigilia del voto, si procederà con un’elezione anticipata. In questa seconda ipotesi, ovviamente, l’approvazione dei decreti potrebbe essere a rischio. Visto che comunque, anche se si andasse fino al termine, i tempi sarebbero comunque stretti.