Linee Guida per nuovi Investimenti
L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato le nuove linee guida per le imprese, nazionali ed estere, che intendono utilizzare l’interpello nuovi investimenti ed ottenere una risposta del Fisco sul trattamento tributario da applicare al proprio piano di sviluppo in Italia.
Il tutto dentro la circolare 7/E/2023, dove vengono forniti nuovi chiarimenti alla luce dell’esperienza maturata negli anni, in continuità con la circolare 25/E del 2016, per favorire un ulteriore sviluppo dell’istituto.
Oltre a spiegare gli effetti delle recenti modifiche, che dal 1° gennaio 2023 hanno ridotto la soglia di accesso a 15 milioni di euro, il documento fornisce indicazioni operative, come quelle relative ai documenti da allegare, e illustra i vantaggi collegati anche ad altri strumenti di collaborazione preventiva.
Interpello nuovi investimenti: normativa di riferimento e prerogative
La circolare spiega che, nel contesto del decreto legislativo 147/2015, cd. “Decreto Internazionalizzazione”, emanato in attuazione della legge delega 23/2014, l’interpello sui nuovi investimenti è stato introdotto dall’articolo 2 con l’intento di dotare gli investitori – nazionali ed esteri – di uno strumento di interlocuzione privilegiata con l’Amministrazione finanziaria in relazione a qualsiasi profilo fiscale dei piani di investimento che gli stessi intendano realizzare – alle condizioni previste dalla medesima norma – nel territorio dello Stato.
La nozione di investimento rilevante
Come capire quando l’investimento è rilevante?
La definizione di investimento rilevante ai fini della presentazione di un’istanza di interpello sui nuovi investimenti, da parte della normativa primaria e
secondaria di riferimento, spiega il Fisco, ricomprende, in definitiva, “qualsiasi progetto di realizzazione di un’iniziativa economica avente carattere duraturo, ivi incluse le attività volte alla ristrutturazione di un’impresa in crisi, all’ottimizzazione o efficientamento di un complesso aziendale già esistente, nonché alla partecipazione al patrimonio di un’impresa, sempre a condizione che sussistano i requisiti di ammissibilità per l’accesso alla procedura dell’interpello sui nuovi investimenti delineati dall’articolo 2 del Decreto Internazionalizzazione e dal Decreto attuativo”.
L’Agenzia delle Entrate evidenzia quindi che l’investimento:
- deve essere di ammontare complessivo non inferiore a 15 milioni di euro (per gli interpelli sui nuovi investimenti “presentati a decorrere dal 1° gennaio 2023, anche se relativi a investimenti precedenti a tale data”);
- deve realizzarsi nel territorio dello Stato;
- dal business plan devono derivare ricadute occupazionali durature e significative.
I documenti da allegare
Come spiega l’Agenzia delle Entrate nel comunicato di presentazione alla circolare, nel documento di prassi sono indicati i principali documenti che devono essere allegati per comprovare la sussistenza dei presupposti per l’ammissibilità dell’interpello.
Nell’ottica di semplificare e velocizzare l’istruttoria da parte dell’ufficio, considerato che spesso le istanze contengono diversi quesiti relativi a uno stesso piano di business, l’AdE chiarisce che è possibile fornire riscontro ai singoli quesiti in tempi diversi (anche eventualmente chiedendo documentazione integrativa solo in relazione a uno o più di essi), sempre a condizione che l’istruttoria complessiva si concluda, per tutti i quesiti prospettati, nel termine massimo previsto dalla legge.
Ma cosa bisogna indicare?
Le Entrate spiegano che è necessario indicare, possibilmente con il dettaglio anno per anno per l’intera durata prevista del piano di investimento:
- l’ammontare dell’investimento prospettato, individuando, nel bilancio del soggetto coinvolto nell’implementazione del business plan, gli incrementi dei costi di acquisizione delle immobilizzazioni finanziarie, dei costi di realizzazione e/o acquisizione delle immobilizzazioni materiali e di quelle immateriali, nonché dei fabbisogni derivanti da incrementi del capitale circolante operativo;
- il dettaglio delle ricadute occupazionali significative in relazione allo specifico settore di attività e durature, ivi compreso il mantenimento oppure il non decremento;
- la stima degli effetti positivi in termini di gettito derivanti immediatamente e direttamente dall’attuazione del piano di investimento. Ad esempio, a tal fine, sono sufficienti le stime inerenti all’incremento del gettito che deriva dalle maggiori ritenute previste, ai fini IRPEF, quale conseguenza dell’incremento, mantenimento o non decremento dei livelli occupazionali.
Gli altri strumenti di tax compliance
In merito agli accordi preventivi, il Fisco chiarisce che le richieste dei contribuenti che presentano un interpello sui nuovi investimenti e, in relazione allo stesso business plan, che siano nelle condizioni di stipulare anche accordi preventivi correlati, saranno trattate con priorità, in deroga al criterio cronologico ordinariamente seguito.
Inoltre, i contribuenti che si adeguano alle risposte rese in sede di interpello nuovi investimenti possono accedere al regime dell’adempimento collaborativo anche in assenza dell’importo minimo di ricavi o volume d’affari.