Un aggiornamento del sistema della mappatura catastale e nuovi criteri aggiuntivi per la descrizione degli immobili da utilizzare a partire dal 2026. Sono le due indicazioni per la riforma del catasto contenuti nella bozza della delega fiscale che ha appena avuto il via libera dal Consiglio dei ministri guidato da Mario Draghi e ancora suscettibile di modifiche. Una volta che sarà approvata dal Parlamento, il governo avrà 18 mesi di tempo per attuare la delega emanando i decreti attuativi.
La bozza composta di 10 articoli contiene, dunque, la delega al Governo per adottare decreti legislativi finalizzati “alla modernizzazione degli strumenti di mappatura degli immobili e alla revisione del catasto dei fabbricati”. Le intenzioni del Governo sono quelle di muoversi su due direttrici, un aggiornamento del sistema della mappatura catastale – in particolare su immobili non censiti, abusivi, edificabili accatastati come agricoli – e nuovi criteri aggiuntivi per la descrizione degli immobili da utilizzare a partire «dal 1° gennaio 2026».
Quindi da una parte si prevede la modifica della disciplina relativa al sistema di rilevazione catastale degli immobili, immaginando tutti quegli strumenti da mettere a disposizione dei Comuni e dell’Agenzia delle entrate, secondo il modello dell’interoperabilità e dello scambio dei rispettivi sistemi informativi, per facilitare e accelerare l’individuazione, anche attraverso metodologie innovative degli immobili non censiti o che non rispettano l’ effettiva, reale consistenza o la relativa destinazione d’uso o la categoria catastale attribuita, di terreni edificabili accatastati come agricoli, degli immobili abusivi. Il tutto prevedendo l’individuazione di specifici incentivi e forme di trasparenza e valorizzazione dell’attività di accertamento svolta dai comuni in quest’ambito.
L’altra linea di azione è quella integrare, sempre attraverso successivi decreti legislativi, tutte le informazioni presenti nel catasto dei fabbricati da rendere disponibile a decorrere dal 1° gennaio 2026.
In particolare la delega al governo dovrà seguire determinati criteri direttivi: attribuire a ciascuna unità immobiliare, oltre alla rendita catastale determinata secondo la normativa attualmente vigente, anche il relativo valore patrimoniale e una rendita attualizzata in base, quando è possibile, ai valori normali espressi dal mercato; prevedere meccanismi di adeguamento periodico dei valori patrimoniali e delle rendite delle unità immobiliari urbane, in relazione alla modificazione delle condizioni del mercato di riferimento e comunque non al di sopra del valore di mercato. La delega prevede inoltre delle norme specifiche per le unità immobiliari riconosciute di interesse storico o artistico (secondo il Codice dei beni culturali e del paesaggio) e adeguate riduzioni del valore patrimoniale medio ordinario che tengano conto dei particolari e gravosi oneri di manutenzione e conservazione e infine stabilisce che le informazioni rilevate secondo i nuovi principi non saranno utilizzate “per la determinazione della base imponibile dei tributi la cui applicazione si fonda sulle risultanze catastali”.
Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha riaffermato che non si intende introdurre imposte sulle prime case, ribadendo durante la conferenza stampa dopo il Cdm come “il contribuente medio non si accorgerà nulla, perché tutto resterà come prima”.