Legge di Bilancio per il 2024 del governo di Giorgia Meloni: i tagli alle pensioni agitano diversi settori produttivi, sindacati e professionisti, ricercatori compresi
Il «restyling» pensionistico contenuto nella Legge di Bilancio per il 2024 del governo di Giorgia Meloni continua ad agitare diversi settori produttivi, nel nostro Paese, mentre il testo è pronto a cimentarsi con l’esame da parte dei senatori: il termine per depositare gli emendamenti scadrà domani, martedì, tuttavia, com’è noto, nella maggioranza di centrodestra vige un (neppur troppo) tacito accordo, affinché non vengano presentate correzioni, come sollecitato da più di un esponenti dell’Esecutivo.
Eppure, la manovra economica potrebbe essere rivista, almeno per ciò che concerne il tema previdenziale. Ad esprimersi, nelle ultime ore, il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani: il testo, ha precisato il leader forzista, «in Parlamento si può migliorare sicuramente, credo che sulla questione delle pensioni si possa aggiustare qualcosa per impedire che medici e infermieri lascino il lavoro per andare in pensione anticipatamente». E le idee allo studio vanno verso l’andare a limitare il pesante ricalcolo solo a chi andrà in pensione anticipata grazie al metodo contributivo, salvaguardando quanti andranno in quiescenza, avendo raggiunto l’età massima. Soluzioni su cui, però, vanno fatti ragionamenti finanziari accurati: per garantire gli stessi risparmi del «giro di vite» sul provvedimento (dagli 11,5 milioni netti nel 2024 ai 2,27 miliardi del 2043), occorre rimpinguare le risorse da introdurre; una strada al vaglio, si è saputo, potrebbe essere quella di un nuovo taglio all’indicizzazione delle pensioni più sostanziose (gli assegni, cioè, che sono di un ammontare di oltre 10 volte il minimo).
Nel frattempo, i sindacati dei medici hanno proclamato un nuovo sciopero nazionale per lunedì 18 dicembre. Dopo quello confermato per martedì 5 da Anaao Assomed e Cimo-Fesmed, è arrivato pure l’annuncio di Aaroi-Emac, Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr) e Fvm: «Il 18 dicembre fermeremo la sanità per 24 ore per non vederla fermata per sempre da una Legge di Bilancio che premia gli evasori e distrugge il diritto alla cura e la tutela della salute», è stato sottolineato. In agitazione, poi, pure i ricercatori, che parlando del loro settore come della ‘Cenerentola’ anche per l’Inps: «Tutti sembrano averli dimenticati, e non ci si è accorti che circa due terzi dei 26.000 dipendenti degli Enti pubblici di ricerca (Epr) subiranno una forte decurtazione della pensione a causa dell’articolo 33 della manovra economica, che rivede il rendimento dei versamenti ‘ante 1996’ per alcune categorie di lavoratori pubblici», ha segnalato oggi il coordinatore nazionale di Fgu (Federazione Gilda Unams) Dipartimento ricerca sezione Anpri Eleuterio Spiriti, ricordando come «il personale degli Epr è iscritto in gran parte alla cassa Cpdel gestita dall’Istituto nazionale di previdenza. Per molti di loro al danno si aggiungerà la beffa di aver dovuto sborsare cifre consistenti per riscattare gli anni di laurea, circostanza ovviamente molto diffusa nell’ambiente della ricerca pubblica, e vedere adesso in larga parte vanificato questo sforzo».
Dunque, «si fa cassa sugli studiosi, che oggi scontano una retribuzione media anche del 50% inferiore rispetto agli omologhi degli Stati più avanzati, a danno della già scarsa attrattività di una professione fondamentale per il progresso del Paese, a cominciare dal ruolo degli Epr nei progetti del Pnrr», ha chiuso.