La Legge di Bilancio, che sta affrontando il suo percorso parlamentare al Senato, lascia (finora) insoddisfatte le categorie sanitarie, che pur convocate oggi pomeriggio dal ministro della Salute Orazio Schillaci confermano lo sciopero: il 5 dicembre, infatti, incroceranno le braccia i medici e i dirigenti della sanità. Due sindacati di «camici bianchi», Anaao e Cimo, si sono espressi con parole di condanna nei confronti della misura della manovra che prevede un taglio dell’assegno previdenziale compreso tra il 5% e il 25% all’anno, «una stangata che colpisce circa 50.000 dipendenti.
E non ci tranquillizzano – hanno, poi, affermato – le dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni da esponenti del Governo in merito a possibili modifiche parziali del provvedimento». Ad entrare nella «partita» del «restyling» pensionistico dei medici, lo scorso fine settimana, era stato il ministro del Lavoro Marina Calderone, che aveva fatto sapere che la «stretta» dell’Esecutivo sugli assegni potrebbe riguardare solamente i «camici bianchi» che decideranno di ritirarsi in anticipo dall’attività lavorativa, oppure, potrebbe essere differita l’entrata in vigore della norma che inasprisce il regime previdenziale dei professionisti sanitari.
A Palazzo Madama, intanto, vanno avanti le audizioni sulla Legge di Bilancio, e si registra, nelle ultime ore, la critica degli industriali, rispetto a quanto a loro dire sarebbe stato sottratto al mondo produttivo.
Mettendo insieme i contenuti della manovra e della delega fiscale, ha detto il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, «siamo nella rarissima occasione dove una manovra espansiva toglie risorse al sistema produttivo, perché toglie l’Ace (l’agevolazione fiscale destinata alle imprese che si finanziano con i propri capitali, ndr)» e «siamo in negativo di un miliardo», sono state le sue parole. E ha proseguito sostenendo come su 30 miliardi di misure estensive, quasi al 55% sono dedicate ai lavoratori e solo il 9,4% alle imprese. Nel frattempo, da Fi la capogruppo al Senato Licia Ronzulli è tornata a parlare dell’emendamento del suo partito sul Superbonus, che ha creato malumore nel resto della maggioranza di centrodestra. «La nostra proposta non è uno strappo, né una fuga in avanti, è un modo per capire fin dove le coperture ci consentiranno di spingerci.
Bisogna essere realisti, sappiamo che le risorse sono poche», ha riferito in giornata, aggiungendo che «la nostra richiesta di una proroga di sei mesi» dell’agevolazione per i lavori in edilizia all’insegna dell’efficientamento energetico, «a condizione che i lavori siano compiuti almeno per il 60%, nasce dall’ascolto di famiglie e imprese e vuole andare incontro alle esigenze di quei cittadini che, in caso contrario, si troverebbero a dover sostenere la spesa dei lavori già fatti. Ma sappiamo bene qual è la situazione dei nostri conti pubblici», ha spiegato, citando i richiami fatti in tal senso dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.