Il decreto Milleproroghe sposta da giugno a dicembre i termini per la consegna dei mezzi meccanici con sistemi digitali, e mantiene per l’anno in corso le stesse percentuali di sgravio vigenti nel 2021. Lo slittamento dei termini permette di rispettare i tempi di consegna dei mezzi, superando le difficoltà che le industrie agromeccaniche possono avere negli approvvigionamenti di energia e materie prime.
Lo slittamento dei termini per la consegna e per l’installazione dei prodotti 4.0 comprende anche le macchine e le attrezzature agricole. La proroga riguarda i mezzi e sistemi con dispositivi elettronici, rispondenti ai requisiti previsti dal Piano Nazionale Transizione 4.0, che sono stati prenotati entro il dicembre 2021 (con regolare acconto del 20%), e che potranno in virtù del decreto essere consegnati non più entro il 30 giugno di quest’anno ma entro il 31 dicembre.
Lo slittamento di sei mesi è stato necessario a fronte della crisi delle materie prime e delle forniture energetiche, che sta rallentando la produzione e che rende difficile per le case costruttrici il rispetto dei tempi di consegna inizialmente stabiliti. Lo slittamento, inoltre, previene il rischio di inadempienza nelle consegne da parte delle case costruttrici, e inoltre prolunga a tutto il 2022 le stesse condizioni stabilite per l’anno precedente, vale a dire credito d’imposta pari al 40% del costo per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro, credito del 20% per investimenti da 2,5 a 10 milioni e del 10% per la fascia dai 10 fino ai 20 milioni.
Per gli acquisti che verranno fatti nel triennio 2023-25 le percentuali detraibili si dimezzano, e vengono dunque fissate rispettivamente al 20%, al 10% e al 5% per le tre fasce d’investimento.
Il mercato mondiale delle macchine agricole Intanto il mercato mondiale delle macchine agricole prosegue la sua fase positiva. Le vendite di trattrici – che già nel 2020, in piena crisi pandemica, avevano registrato un incremento a livello globale del 7,7% toccando quota 2.200.000 unità – registrano nel 2021 ulteriori incrementi in tutti i principali Paesi. Lo ha evidenziato il report presentato da FederUnacoma nel contesto di Fieragricola in corso a Verona.
Gli Stati Uniti chiudono l’anno – secondo i dati pubblicati dall’associazione nazionale dei costruttori AEM – con un totale di 318 mila trattrici immatricolate, con una crescita di oltre il 10% rispetto alle 288 mila dell’anno precedente, mentre il mercato indiano consolida il suo primato in termini di unità vendute superando quota 900 mila, con un incremento del 13%. Livelli elevati dovrebbe aver raggiunto il mercato cinese, per il quale non sono ancora disponibili i dati finali 2021 ma che già nel 2020 aveva registrato un incremento record (+47% a fronte di 470 mila unità vendute).
In attivo anche il mercato europeo, che – secondo i dati diffusi dal Comitato europeo dei costruttori CEMA – segna un incremento medio del 16,6%, in ragione di quasi 180 mila unità immatricolate contro le 154 mila dell’anno precedente. Francia e Germania si confermano i mercati più consistenti nello scenario europeo, con rispettivamente 36 mila e 35 mila unità, con percentuali d’incremento del 9,2% e dell’8,8%. La Spagna si attesta sulle 11.700 unità (+9,3%), il Regno Unito sulle 14 mila (+18%), mentre spicca la Polonia registrando un attivo di quasi il 43% in ragione di 20.200 macchine immatricolate, sulla spinta dei finanziamenti per i Piani di sviluppo agricolo attivi nel Paese. Fra i mercati emergenti si segnala quello della Turchia, in ripresa dopo la crisi economica degli ultimi anni, che balza a 64 mila unità, con una crescita del 33% rispetto all’anno precedente.
L’Italia chiude l’anno con incrementi per le trattrici nettamente superiori alla media europea, pari a 36,6% in ragione di 24.400 unità. All’origine di questo buon andamento ci sono varie ragioni tra le quali il positivo bilancio dell’annata agraria per quanto riguarda i cereali, e il sistema di incentivi che in molti Paesi è stato attivato per il sostegno al settore primario e per la ripresa dopo la crisi pandemica.
Il positivo risultato a livello globale favorisce le nostre esportazioni – non soltanto di trattrici ma anche di macchine agricole operatrici, attrezzature e componentistica – che segnano nell’anno incrementi consistenti. Negli undici mesi da gennaio a novembre – secondo i dati ISTAT – le vendite all’estero di trattrici italiane mostrano un incremento in valore del 20,8%, e le altre macchine agricole un incremento di poco inferiore al 20%, per un export complessivo in crescita del 20%.
Quanto all’andamento complessivo delle nostre esportazioni va rilevato come questo abbia subito – a causa della crescita dei costi di produzione industriale – una flessione nella seconda parte dell’anno rispetto alla prima, sia pure mantenendo indici positivi (nella prima parte dell’anno l’export di trattrici era salito del 57%, mentre a fine anno risulta come detto intorno al 20%). Ciò si riflette sulla produzione delle nostre industrie, che al buon andamento del mercato nazionale hanno sommato il buon andamento dei mercati esteri, e che stimano una crescita complessiva del fatturato nell’anno in corso intorno al 19% (riferito a trattrici, macchine operatrici, attrezzature agricole, macchine per il giardinaggio e la cura del verde e componenti), passando dagli 11,5 miliardi del 2020 a 13,7 miliardi stimati per il 2021. Le indagini previsionali per il 2022 formulate ad inizio anno indicavano incrementi di fatturato in Europa nei primi sei mesi, ma la crisi militare Russo-Ucraina si impone oggi come una variabile molto influente per l’economia nel suo insieme, con effetti ancora difficili da misurare.
La crisi in Ucraina Sono marginali nella geografia delle esportazioni di trattrici e macchine agricole (valgono insieme il 3,6%), ma in crescita in termini percentuali sono le quote destinate a Russia ed Ucraina, i Paesi coinvolti nel drammatico conflitto attualmente in corso.
Le esportazioni di trattrici e macchine agricole italiane in Russia indicano negli undici mesi da gennaio a novembre 2021 un valore pari a 124 milioni di euro, con una crescita del 29% rispetto all’anno precedente; e i dati sull’export in Ucraina indicano un valore complessivo di 63 milioni di euro, con una crescita del 52%.
Si tratta di volumi ancora limitati (pari rispettivamente al 2,4% e all’1,2% del totale delle nostre esportazioni) – ha sottolineato FederUnacoma – ma con una dinamica molto promettente, prima del repentino cambiamento di scenario.