Manovra economica 2024: governo Meloni, tra prudenza e preoccupazione
«Corta» la coperta delle risorse, alta la preoccupazione per i riflessi della crisi mediorientale sui conti pubblici e sui consumi: parte da queste (imprescindibili) basi la stesura, giunta quasi alla conclusione, della manovra economica per il 2024, la seconda del governo di Giorgia Meloni, che approderà, insieme al decreto fiscale, in Consiglio dei ministri lunedì. E, col testo sul tavolo di palazzo Chigi, si capirà ancora meglio di quanto si è appreso finora, quali saranno gli spazi riservati al Parlamento per le modifiche. Il vertice di maggioranza della serata di ieri ha lasciato intendere che il provvedimento dovrà, nel quadro della sostenibilità della finanza pubblica, concentrarsi su redditi e pensioni medio-bassi, sulla famiglia e sulla sanità, in continuità con il lavoro portato avanti dall’Esecutivo, fin dalla precedente Legge di Bilancio.
In particolare, si è saputo dopo la riunione, la parola chiave per definire l’azione da portare avanti è «prudenza», in considerazione del mutato contesto internazionale, a seguito dell’avvio delle ostilità nella Striscia di Gaza e in Israele per il conflitto in Israele: a sottolineare la difficile situazione sarebbe stati tanto la premier, quanto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, parlando con i leader della maggioranza di centrodestra e con i capigruppo di Camera e Senato. E, pertanto, è stato formulato un chiaro invito a ridurre al minimo le proposte di modifica del testo, quando approderà in Parlamento.
A destare allarme, inoltre, sono stati, nella giornata appena trascorsa, pure i dati dell’Istat, secondo cui «il potere d’acquisto delle famiglie è calato, nonostante l’aumento del reddito disponibile dovuto anche alla crescita dell’occupazione dipendente, mentre si è ridotta la quota di risparmio anche per fare fronte all’aumento dei prezzi», tanto che nel 2022 mentre le famiglie consumatrici hanno fatto i conti con un’ascesa del reddito solo nominale (e una riduzione di quello reale) i tassi di profitto delle società non finanziarie hanno segnato aumenti consistenti riportandosi ai livelli del 2007. Sempre nello scorso anno, stando alle rilevazioni dell’Istituto di statistica, «il reddito disponibile è aumentato del 5,5%, anche grazie al maggior numero di occupati, ma il potere d’acquisto delle famiglie si è ridotto dell’1,6%. La spesa per consumi finali è cresciuta del 12,6%, ma la propensione al risparmio dei nuclei è scesa all’8,0%, fissandosi a un livello di oltre cinque punti inferiore al 2021 (13,8%)», è stato precisato. Un quadro un po’ incoraggiante per il mondo produttivo, dunque, meno sereno, invece, per le famiglie della Penisola.
Infine, dal meeting di Marrakech del Fondo monetario internazionale e della Banca Mondiale è giunta la sollecitazione all’Italia ad essere più ambiziosa negli obiettivi di riduzione del suo debito pubblico. Per Giorgetti, però, il nostro Paese «ha agito in modo serio» sui conti, come dimostrerà, ha concluso, pure il testo definitivo della Legge di Bilancio, fra una manciata di giorni.