La proposta di legge a prima firma di Giorgia Meloni
Una «partita» da chiudere prima possibile, almeno in uno dei due rami del Parlamento: è quella che si profila sulle norme concernenti l’equo compenso per i liberi professioni iscritti ad Ordini e Collegi (fra cui i periti industriali e i periti industriali laureati), dopo che la commissione Giustizia della Camera ha iniziato ad esaminare le proposte legislative. E non sono mancate sorprese: alla iniziativa legislativa che porta la prima firma del presidente del Consiglio Giorgia Meloni (che l’ha depositata il 13 ottobre, una decina di giorni prima di ricevere dal capo dello Stato Sergio Mattarella l’incarico di formare il governo di centrodestra, e che porta la seconda firma dell’attuale ministro delle Politiche agricole Francesco Lollobrigida), se ne accostano finora altre tre, su impulso dei deputati di Azione-Iv Enrico Costa, di Fi Giorgio Mulè e della Lega Jacopo Morrone. Ma è il testo della leader di FdI che, stando a quanto confermano diverse fonti, dovrebbe avere la corsia preferenziale, affinché possa esser varato, in prima lettura, a Montecitorio, prima della pausa dei lavori per le festività di Natale.
Il punto di vista del Centro Sinistra
Il centrosinistra, però, intende dire la sua sulla giusta remunerazione dei liberi professionisti. E lo fa con la parlamentare che, insieme all’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando, si applicò per inserire nel nostro ordinamento, nel 2017, il principio dell’equo compenso. Si tratta della vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera, Chiara Gribaudo del Pd, che ha annunciato l’imminente presentazione di una proposta di legge sull’equo compenso dei professionisti, sostenendo, dal palco del convegno dell’Int (Istituto nazionale tributaristi), a Roma, che occorre prestare «attenzione», visto che «è in atto un tentativo di accelerazione» sul testo al vaglio della Commissione Giustizia di Montecitorio, che ricalca quello del centrodestra che ha sfiorato l’approvazione prima della caduta del governo di Mario Draghi, a fine luglio. La parlamentare del centrosinistra ha denunciato quella che ha definito «una sgrammaticatura istituzionale», ossia «la decisione della premier di depositare, ad ottobre il testo a sua prima firma, alla Camera», nel quale «restano le stesse criticità delle norme che aveva presentato nella passata Legislatura». Le tutele, è l’opinione di Gribaudo, vanno date «senza distinzione fra professionisti ordinistici e non ordinistici”, è «la qualità del lavoro e la competenza che vanno salvaguardate», invece, «con la proposta di legge di FdI, che dà uno strapotere sanzionatorio agli Ordini e non include i lavoratori autonomi non ordinistici, c’è il rischio di tornare ad una visione conservativa delle professioni che non ci aiuterà, viste le evoluzioni del mercato del lavoro», ha aggiunto.
Nel frattempo, le relatrici in Commissione Giustizia, le deputate di FdI e della Lega Carolina Varchi e Ingrid Bisa, hanno fatto sapere che c’è la volontà da parte di tutti i gruppi «di procedere speditamente, perché gli approfondimenti sono stati già fatti nella scorsa Legislatura», quando fu svolto un ampio ciclo di audizioni. Quindi, questa fase verrà saltata, anche se «se qualcuno vorrà mandare il proprio contributo, sarà bene accolto ed esaminato».