Il disegno di legge per il differimento delle scadenze per malattia e infortunio del professionista, il cosiddetto Ddl malattia, potrebbe essere parzialmente coperto dalle risorse non utilizzate per l’esonero contributivo destinati ai professionisti.
La prospettiva di poter investire una (piccola) quota del miliardo di euro adibito all’esenzione (parziale) dei versamenti dei lavoratori autonomi, per rimettere sulla «pista» parlamentare un’iniziativa che mira a tutelare gli stessi professionisti accoglie il favore di diverse parti del mondo professionale. L’idea lanciata dal senatore di FdI Andrea de Bertoldi, primo firmatario del provvedimento, è infatti quella di «stornare» una somma, tra i 30 ed i 50 milioni, dal fondo stanziato per l’esonero contributivo dei professionisti, considerando le poche richieste avanzate in tal senso.
“Se le richieste per l’esonero contributivo rimarranno poche”, argomenta il vicepresidente dei commercialisti italiani Giorgio Luchetta, «si aprirebbe effettivamente la possibilità di utilizzare» una somma di quello stanziamento per far marciare il testo, fermo in commissione Giustizia a palazzo Madama, dopo l’altolà della Ragioneria generale dello Stato, perché, interviene il numero uno dei periti industriali Giovanni Esposito, «è tempo di dare risposta ai tanti professionisti che, al pari dei dipendenti, hanno il diritto di ammalarsi e di concedersi del tempo per curarsi, senza pensare agli obblighi».
L’indicazione di de Bertoldi, a giudizio della guida dell’Anc (commercialisti) Marco Cuchel è «di assoluto buon senso», anche in ragione del fatto che quello del cosiddetto «anno bianco» dei contributi è denaro già impegnato per dare sostegno ai professionisti. La proposta del senatore piace, infine, ai presidenti dell’Ungdcec (giovani dottori commercialisti) Matteo De Lise, dell’Adc (dottori commercialisti) Maria Pia Nucera e dell’Aiga (giovani avvocati) Antonio De Angelis, che rammentano come già al forum del primo dei tre sindacati, lo scorso luglio, «il ministero dell’Economia ipotizzò di finanziare il disegno di legge, mediante risparmi ricavati dalle allocazioni di risorse sui precedenti decreti».