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L’automazione come opportunità di crescita e strumento per contrastare l’invecchiamento degli occupati

da | 12 Ago 2021 | Impiantistica elettrica e automazione

Il report del McKinsey Global sostiene che alcune attività potranno essere sostituite da una macchina aumentando il tasso di crescita annuo

L’automazione nelle aziende potrà portare ad un aumento della crescita globale tra lo 0,8 e l’1,4%. Per 6 professionisti su 10, almeno il 30% delle proprie attività potrebbe essere sostituito da una macchina. E per quanto riguarda le preoccupazioni sull’impatto occupazionale del progresso tecnologico, in particolare nei paesi sviluppati, questo non sarà deleterio, anzi; andrà a colmare i vuoti lasciati dalle nostre problematiche demografiche, con nazioni che diventeranno via via sempre più vecchie. Sono solo alcuni degli spunti che emergono dal report del McKinsey Global Institute dal titolo “Automazione: come cambia il lavoro? Quale impatto su crescita e produttività?”.Lo studio è focalizzato sugli effetti dell’automazione delle attività lavorative “dai cambiamenti che produrrà sulle modalità di lavoro, alle conseguenze sull’occupazione, all’impatto sulla produttività”, come si legge nella nota diffusa da Assolombarda in merito al report Mckinsey.

Secondo l’analisi, l’aumento di produttività generato dall’automazione delle attività sarà in grado di aumentare il tasso di crescita annuo a livello globale, come detto, tra lo 0,8% e l’1,4%. “I benefici si avranno sia a livello macroeconomico – soprattutto nei paesi in cui la quota della popolazione in età lavorativa si sta riducendo a causa del processo demografico di invecchiamento della popolazione – sia microeconomico, consentendo alle imprese non solo di ridurre il costo del lavoro, ma anche di migliorare la qualità e diminuire i tempi di inattività” si legge ancora nella nota.

Secondo gli analisti McKinsey, come prevedibile, i lavori che più si presteranno a essere automatizzati saranno quelli che comportano un’attività fisica e quelli che consistono nella lavorazione di dati. Ma “il potenziale di automazione non è necessariamente legato alle professioni meno pagate: ci sono lavoratori con basso salario che non possono essere sostituiti dalle macchine così come invece ruoli ad elevata remunerazione che sono suscettibili di un certo grado di automazione”, si legge ancora nel documento.
Un altro punto di vista analizzato, in controtendenza con quelle che sono le analisi economiche-occupazionali legate all’automazione, è legato a come questa possa invece aiutare a contrastare il processo di invecchiamento della popolazione, piuttosto che erodere una parte importante di posti di lavoro. Ovviamente questo è un punto di vista anche rilanciato dall’associazione degli industriali lombardi, quindi magari parziale, ma che offre un nuovo spunto di riflessione su un processo che sta già avvenendo e che sarà necessario governare nei prossimi anni. “Gran parte del dibattito attuale tende a mettere in luce il rischio di diffusa disoccupazione che potrebbe derivare dall’automazione: l’analisi evidenzia invece che, a causa dell’invecchiamento della popolazione, nei prossimi anni è molto più probabile un deficit che non un surplus di lavoro umano”, il punto di vista degli studiosi, che aggiungono: “l’analisi dimostra che saranno ancora necessari gli esseri umani nel mondo del lavoro: i guadagni di produttività totale si stima arriveranno soltanto se le persone lavoreranno al fianco delle macchine. Nello studio si sottolinea piuttosto il ruolo positivo dell’automazione nell’aiutare a colmare il divario che il deficit di unità lavorative contribuisce a creare rispetto alla crescita prevista”.

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