L’Italia continua sulla strada dell’implementazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), redatto con l’intento di rilanciare il nostro Paese (con cospicue risorse europee) dopo i danni della pandemia. Eppure, sul buon prosieguo dei lavori, ha osservato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, grava la crisi fra Russia ed Ucraina, giacché «il costo dei materiali e dell’energia, purtroppo, incide anche sulla costruzione delle infrastrutture, sulla realizzazione di parte» delle iniziative, sebbene il governo, «con due decreti negli ultimi 5 mesi», abbia «investito circa 30 miliardi di euro per mitigare gli effetti sulle famiglie e sulle imprese» scaturiti dal conflitto. A mettere in risalto il periodo complesso, in un’intervista ad un quotidiano uscita stamani, pure la responsabile del dicastero per gli Affari regionali Mariastella Gelmini: con il provvedimento di maggio, sono state le sue parole, «abbiamo steso intorno al Pnrr, e più in generale agli appalti, una cintura di sicurezza. E l’Unione europea si sta muovendo per indicare gli spazi di manovra per le modifiche e per nuovi interventi nel campo dell’efficientamento energetico, con il RePower Eu», perché «le risorse vanno messe a terra: il Piano si può e si deve adeguare, ma un conto è adeguare, un conto è stravolgere» ha aggiunto.
Oggi, è intervenuto il ministro delle Infrastrutture e mobilità sostenibili Enrico Giovannini, «il Pnrr fissa tempi chiari ed è la prima volta che in Italia accade una cosa simile: prima venivano dati i soldi, senza progetti, dicendo solo «spendili il prima possibile». Questo è un cambiamento epocale, perché i tempi dettano radicalmente l’agenda. Contrariamente a quello che si dice, il Pnrr non paga a stato d’avanzamento dei lavori, ma a termine d’impatto. Capisco – ha proseguito – che è faticosissimo andare a vedere gli indicatori d’impatto, ma quando noi facciamo gli investimenti questi devono portare ad avere un impatto, risolvere il problema, altrimenti l’Europa non ci pagherà». Giovannini ha voluto, poi, dare anche altre spiegazioni: attualmente, ha detto, «viene richiesto che i Comuni e le Regioni abbiano proprio un ruolo di verticalità, è il territorio che deve avere un progetto e che ha il compito di dire anche al governo se i progetti sono funzionali, o meno. Per questo, ora sono gli Enti locali ad avere davanti a sé la sfida degli 80 miliardi di fondi europei, ora sono loro che devono avere progetti per il territorio per spendere questi soldi», ha sottolineato.
Una delle prossime sfide del suo dicastero, ha affermato, poi, Giovannini, riguarda la rigenerazione urbana: «Speriamo di poter concluder l’iter della legge» in materia che «era ferma in Senato e che ora è stata sbloccata. Inoltre, a breve partirà il comitato interministeriale per le politiche urbane e finalmente ritroveremo l’unità d’intenti dei vari ministeri, guardando soprattutto alla transizione ecologica e al ripensamento delle città», ha concluso.