Tutto pronto per la nuova crisi di impresa. Il prossimo 15 luglio, infatti, entrerà in vigore la riforma dei fallimenti, parola ormai bandita in Italia. Nella Gazzetta ufficiale n. 152 del 1° luglio è stato pubblicato il decreto legislativo 83/2022, con le ultime modifiche appunto sulla riforma. Termina quindi l’attesa durata anni, basti pensare che il disegno di legge delega fu approvato nell’ottobre del 2017.
Molte le novità previste dal testo, tra cui una in particolare che mira a rivoluzionare la gestione delle imprese in difficoltà in Italia: non si parlerà più di fallimento, ma di liquidazione. L’obiettivo sarà sempre e solo quello di salvaguardare l’impresa e non quello di disgregarla, almeno nelle intenzioni del testo. Uno degli argomenti maggiormente discussi è quello relativo agli alert; il provvedimento prevede una serie di meccanismi di allerta per l’imprenditore in difficoltà, dai quali partire per iniziare a prevenire possibili crisi. Se l’obiettivo è quello della prevenzione, tuttavia, molte associazioni contrarie al testo sottolineano quanto questo meccanismo possa invece avere effetti negativi sull’impresa; l’alert, infatti, potrebbe portare nuovi ostacoli nel reperire credito, visto che le banche potrebbero essere più restie a finanziare un’impresa considerata in difficoltà sulla base del nuovo meccanismo. Negli ultimi giorni, ad esempio, sono sorte alcune polemiche in merito a degli avvisi inviati dall’Agenzia delle entrate a un contribuente con un debito di 5 mila euro con l’Erario. Nell’invito, l’Ade affermava come tale debito potesse essere un sintomo di instabilità economica, suggerendo il possibile ricorso alla composizione negoziata della crisi. La protesta non era rivolta contro le Entrate (obbligate dalla legge alla segnalazione) ma contro il limite definito dalla legge, 5 mila euro, considerato troppo basso.
Tra le altre discussioni che hanno animato l’iter del provvedimento c’è quella relativa ai vari elenchi di esperti che vengono prodotti dalla riforma (dalla composizione negoziata della crisi alla gestione da sovraindebitamento passando per gli incaricati dall’autorità giudiziaria per la gestione e il controllo nelle procedure). Gli albi hanno requisiti differenti e diversi obblighi formativi, con le categorie che una alla volta si sono lamentate per restrizioni nei loro confronti. Da ordini e associazioni, quindi, arriva la richiesta di semplificare le procedure: il Cnf ha suggerito alla ministra Marta Cartabia di unificare i vari registri in un unico elenco.
In generale, una riforma che cambierà definitivamente la gestione dei fallimenti delle aziende in Italia e che rivoluzionerà il ruolo degli esperti. Con un meccanismo di prevenzione che, però, non convince tutti.