La burocrazia frena tutto in Italia, anche la transizione ecologica e l’energia verde. Il governo mette a disposizione i fondi e lancia i progetti, ma i bandi vanno deserti. Principalmente, a causa delle difficoltà legate alla gestione delle pratiche per ricevere gli incentivi e, soprattutto, le enormi criticità e complicazioni che si trovano a realizzare un qualsiasi intervento infrastrutturale nel nostro paese.
L’ultimo caso del genere è segnalato dal Corriere della sera che parla di un bando del Gse (Gestore servizi energetici) finalizzato a destinare incentivi alle centrali elettriche green per un totale di 2461 megawatt di potenza (quinto bando decreto Fer). È stato assegnato solo il 12% delle risorse disponibili. Tra le motivazioni alla base della scarsa partecipazione, riporta il Corriere, la preoccupazione legata al fatto che costruire impianti eolici o solari in Italia comporti non solo grandi spese ma anche incertezza sui tempi di realizzazione delle infrastrutture. Secondo quanto si legge, inoltre, sul Sole 24 ore, “il problema non è nelle aste Gse. Il problema è che le autorizzazioni per gli impianti alimentati da energie rinnovabili (eolico, solare, idroelettrico, biometano e così via) sono lentissime e spesso non arrivano, contestate dai comitati di ambientalisti per la tutela del paesaggio e dell’habitat”.
Sul tema, una delle voci maggiormente riconosciute a livello nazionale è quella del presidente di Elettricità futura Agostino Re Rebaundengo. Sul proprio blog, ha espresso le sue motivazioni alla base delle difficoltà dei bandi: la sua attenzione si è focalizzata sulla mancanza di incentivi economici per i comuni che ospitano parchi eolici, in modo da contrastare l’eventuale opposizione di associazioni di cittadini e parti sociali. Questo potrebbe attenuare la cosiddetta sindrome Nimby (acronimo di “not in my backyard”, ovvero non nel mio giardino). Viene poi sottolineata l’incertezza sugli interventi normativi a lungo termine, il mancato coinvolgimento delle realtà agricole e la mancata pubblicazione del dm Fer 2, il decreto che dovrebbe arrivare a breve secondo quanto annunciato dal ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani.
Le difficoltà burocratiche sono state la costante in tutti i precedenti quattro bandi relativi al dm Fer 1. A febbraio, ad esempio, su 1.882 megawatt disponibili ne è stato aggiudicato solo il 25%. Anche in quel caso, proteste della popolazione e burocrazia sono stati i capisaldi delle difficoltà: “sono due i principali ostacoli al successo di questi bandi”, come spiegato da Anie rinnovabili sul sito infobuildenergia.it. “Le critiche a sostegno della difesa del paesaggio, che in realtà proprio le rinnovabili tutelano: bisogna viceversa limitare il surriscaldamento che provoca sempre più spesso gli eventi climatici estremi che distruggono l’ambiente e il paesaggio. E l’eccessiva burocrazia che coinvolge tutte le normative, nazionali, regionali, provinciali e comunali: si tratta di percorsi burocratici disomogenei e molto articolati, sono inefficienti e richiedono ulteriori specifiche competenze per le imprese e conseguentemente ulteriori costi, che si traslano in un aumento del costo degli impianti”.