I roghi di diverse aree boschive (reati provocati dalla mano dell’uomo), le alluvioni e gli smottamenti del terreno, che creano spavento e danni alle persone, alle abitazioni e ai territori: fenomeni sempre più frequenti, nella nostra Penisola, soggetta, come il resto del mondo, a dei mutamenti climatici dagli effetti funesti. E a tentare di porre un argine alle conseguenze di piogge intense e vasti incendi c’è il corpo dei vigili del fuoco, protagonista di un numero di azioni da «record» nel primo semestre del 2023: stando, infatti, ai dati diffusi dal ministero dell’Interno, gli addetti al soccorso della popolazione hanno effettuato «589.535 interventi». Rispetto al passato, poi, recita il dossier del Viminale (che si riferisce al periodo fra l’inizio di quest’anno ed il 31 luglio scorso, facendo pure il paragone con quanto è stato svolto nell’annualità precedente), risultano in netto aumento le operazioni per dissesti statici (+47%) e per danni idrici, oppure idrogeologici (+57%), mentre sono in calo i roghi di vegetazione (-52%) e i casi di incendi ed esplosioni in generale (-52%).
È ancora forte l’eco (allarmante) della diffusione, qualche settimana fa, degli esiti delle rilevazioni del Wmo (Organizzazione meteorologica mondiale), grazie al sistema satellitare Copernicus, e di una ulteriore ricerca dell’Università di Lipsia, secondo cui il mese di luglio del 2023 è stato il più caldo mai registrato finora, e che in un determinato periodo, «ovvero durante la prima e la terza settimana del mese, la temperatura media globale ha temporaneamente superato la soglia di 1,5°m al di sopra del livello preindustriale». Se si guarda a quanto avvenuto da gennaio ad oggi, lo Stivale è stato sferzato da calamità naturali di ampia portata, in varie zone: fra quelle più rilevanti ci sono le alluvioni e gli straripamenti dei corsi d’acqua dell’Emilia Romagna, che hanno interessato anche alcuni comuni della Toscana e delle Marche, dal 2 al 17 maggio. E, proprio riguardo a questi fenomeni, pochi giorni fa il presidente dell’Emilia-Romagna e subcommissario straordinario per la ricostruzione delle aree colpite Stefano Bonaccini ha fatto pressioni sul governo, sostenendo che ancora «non si è visto un euro». A stretto giro, la replica del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, secondo cui «il governo ha già stanziato 4,5 miliardi per la ricostruzione delle zone alluvionate e questa iniziativa non si esaurisce qui. Uno degli obiettivi dell’Esecutivo è anche quello, oltre alla messa in sicurezza e alla ricostruzione delle infrastrutture, di risarcire tutti i privati che hanno subito danni», sono state le sue parole.
La fragilità della nostra Penisola, intanto, continua a manifestarsi: nelle ultime giornate, infatti, a seguito delle forti piogge a cavallo di Ferragosto, nel Nord Italia, a Bardonecchia (nell’area metropolitana di Torino) è esondato un torrente dopo una frana, riempiendo di fango la cittadina piemontese, in cui si contano danni ingenti, mentre una frana è caduta in Valtournanche (in Valle d’Aosta), isolando circa 5.000 persone a Cervinia. Di altro genere, infine, in problemi in Sicilia: un’eruzione dell’Etna ha imposto la chiusura dell’aeroporto di Catania, in giornate in cui, in tutta l’Isola, il flusso dei turisti è estremamente inteso.