In Italia la crescita “discontinua” del settore
Cresce ma in maniera “discontinua” l’industria chimica in Italia. Che però più di altri comparti continua a investire su ricerca e risorse umane. E’ un rapporto pieno di luci e ombre quello fotografato da Federchimica nell’analisi semestrale “Situazione e prospettive per l’industria chimica” che evidenzia come anche questo settore risenta della crisi pandemica. Secondo i numeri messi in fila dall’associazione il settore se da un lato ha potuto godere in Italia di una ripresa (+8,9% della produzione nei primi 10 mesi sullo stesso periodo dell’anno precedente), dall’altro ha risentito di una risalita “fortemente caotica e discontinua a causa dei persistenti vincoli di offerta”.
La domanda, quindi, secondo il Report appare, nel complesso, ancora soddisfacente anche se con alcuni segnali di rallentamento e significative disomogeneità tra settori clienti. I comparti connessi alla filiera delle costruzioni stanno vivendo un boom di domanda in presenza, però, di strozzature dell’offerta che arrivano a coinvolgere anche la manodopera portando, in qualche caso, al blocco dei cantieri. La richiesta di tutti i prodotti chimici indispensabili per l’igiene e la sicurezza vede un assestamento su livelli, comunque, superiori al passato. La ripartenza coinvolge anche i settori più penalizzati dalle restrizioni (cosmetica e, in misura più limitata, moda) ma desta preoccupazione l’attuale persistenze della situazione pandemica in tutta Europa.
La chimica resta comunque un fattore essenziale non solo per la lotta al Covid, ma anche come tecnologia al servizio di tutti: fornisce, infatti, input indispensabili ad agricoltura, industria e costruzioni così come ai servizi e ai consumatori. Nella consapevolezza che la sfida ecologica potrà essere vinta solo con l’innovazione tecnologica, le imprese chimiche hanno quindi significativamente rafforzato il loro impegno nella ricerca. Dal 2010 le spese dedicate alle R&S in Italia sono aumentate del 40%, sostanzialmente in linea con la Germania e più che in Francia, Spagna e Belgio. La chimica contribuisce al benessere, anche offrendo opportunità di lavoro qualificate e ben retribuite. Con un’espansione occupazionale del 6% negli ultimi cinque anni, è tra i settori che più hanno contribuito alla creazione di nuovi posti di lavoro. Dopo la sostanziale tenuta del 2020, nell’anno in corso le attese si sono riportate in territorio moderatamente positivo, segno che le imprese stanno investendo anche per dotarsi di nuove competenze.
Questo anche perché il settore interessato dal maggior numero di iniziative legislative connesse al Green Deal e richiede specifiche misure di supporto perché rientra tra i settori “hard to abate” che dovranno impegnarsi in una trasformazione che comporterà ingenti investimenti (10-15 miliardi nel prossimo decennio). Nel contempo la chimica, evidenzia ancora il Report è imprescindibile per mettere a punto le soluzioni tecnologiche abilitanti per promuovere circolarità e sostenibilità in tutto il sistema economico. Grazie alle sue competenze e alla collocazione a monte di numerose filiere, allontana i limiti dello sviluppo utilizzando sempre meglio le risorse, riutilizzandole o sostituendo quelle più preziose, valorizzando gli scarti. La chimica si appresta a fare un ulteriore salto di qualità grazie ai numerosi ambiti di sviluppo: basti pensare al riciclo chimico, alle biotecnologie, all’ecodesign, ai carburanti alternativi e alle tecnologie innovative per una mobilità ecosostenibile, per l’efficienza energetica degli edifici, per la cattura, lo stoccaggio e il riutilizzo della CO2, per l’idrogeno pulito.