Competenze digitali: indice basso che penalizza l’Italia
L’Italia diciottesima nel nuovo indice annuale Ue della digitalizzazione dell’economia e della società (Desi) 2022. Positivi i progressi in materia di connettività e digitalizzazione delle PMI, che stentano tuttavia ad adottare big data e AI. Il nostro Paese è però fortemente penalizzato dalla mancanza di competenze digitali: per questa componente dell’indice, infatti, l’Italia si posiziona ancora al terzultimo posto in Europa.
Dunque a un anno dall’attuazione dei primi progetti in materia di PNRR, il Piano di ripresa e resilienza più cospicuo tra quelli adottati a livello europeo, migliora la posizione generale dell’Italia nel DESI, l’indice con cui la Commissione misura la digitalizzazione dell’economie e delle società dei Paesi membri, ma con molte criticità ancora: rispetto all’anno scorso, infatti, quasi nulla è cambiato per quanto riguarda le competenze digitali, ambito che vede l’Italia ancora terzultima in Europa, con oltre la metà dei cittadini che non dispone nemmeno di competenze digitali di base.
In generale solo il 54% degli europei tra i 16 ei 74 anni possiede almeno “competenze digitali di base”, e l’obiettivo dell’80% nel 2030 sembra ancora lontano. Inoltre, “sebbene 500mila specialisti delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) saranno entrati nel mercato del lavoro tra il 2020 e il 2021, i 9 milioni presenti nell’Unione non sono sufficienti per colmare le carenze” delle aziende.
Inoltre, solo l’8% delle aziende utilizza l’intelligenza artificiale e il 14% i big data (obiettivo: 75% nel 2030).
Tra le PMI, solo il 55% “ha raggiunto almeno un livello di digitalizzazione di base rispetto all’obiettivo del 90% entro il 2030.
Solo due anni fa eravamo al 25° posto su 27 Paesi membri. Solo un anno fa, nel 2021, eravamo ventesimi.
Miglioriamo, quindi, ma per farlo ancora “è assolutamente necessario un deciso cambio di passo nella preparazione dell’Italia in materia di competenze digitali” e “specialisti Ict”, osserva Bruxelles. “Oltre la metà dei cittadini italiani non dispone di abilità digitali di base” e “la percentuale degli specialisti digitali nella forza lavoro è inferiore alla media”.
Torniamo al 25° posto, invece, per quanto riguarda il capitale umano. Ad oggi, si legge nell’analisi Ue, il 40% degli utenti italiani usa i servizi pubblici digitali (contro una media Ue del 65%), in aumento di 10 punti percentuali tra il 2020 e il 2022, ma non ancora abbastanza.
Anche la digitalizzazione delle imprese procede, con il 60% delle PMI che ha ormai raggiunto almeno un livello base di intensità digitale e con il cloud in aumento, ma la diffusione di big data e intelligenza artificiale “è ancora limitata”.
Nella connettività invece, i progressi sono decisamente evidenti. Il nostro Paese è tra i migliori 7 d’Europa.Bruxelles rileva “progressi nella diffusione della banda larga e nella realizzazione della rete”, ma ancora “alcune carenze nella copertura delle reti ad altissima capacità (compresa la fibra)”. Ma le iniziative in campo sono molte, nel nostro Paese.