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Impennata delle autorizzazioni alla costruzione di case (mentre gli italiani tornano ad apprezzare i mutui «a tasso variabile»)

da | 22 Lug 2022 | Costruzione, ambiente e territorio, Notizie

Rialza la testa il settore dell’edificazione dei luoghi in cui vivere, nella Penisola: le autorizzazioni a costruire fabbricati ad uso residenziale, infatti, raggiungono nel primo trimestre di quest’anno il valore più alto da quasi un decennio, a partire dal quarto trimestre 2012, al netto della stagionalità. A certificare il fenomeno è stato oggi l’Istat, che in una rilevazione dedicata proprio alla casa degli italiani evidenzia come il numero dei nuovi fabbricati residenziali sia pari a circa 15.900 unità, e la superficie abitabile sia pari quasi a 1,38 milioni. Sulla base dei permessi ottenuti per ampliare il comparto, dunque, si osserva «una crescita congiunturale del 4%« per ciò che concerne le abitazioni e del 3,7% sul versante della superficie nella quale è possibile insediarsi. Rispetto poi, alle cifre relative al 2021, l’Istituto di statistica scrive che l’incremento è dell’8,4% per la quota di case e dell’8,8% per la superficie.

A seguire, viene sottolineato nell’analisi, per quanto attiene al settore non residenziale si può osservare, invece, »un aumento particolarmente ampio nel primo trimestre dell’anno 2022», che fa sì che si vada verso il recupero in gran parte della caduta del trimestre precedente. La superficie dei fabbricati non residenziali si impenna, al confronto con i tre mesi precedenti, «in misura marcata (+21,5%) e la superficie non residenziale autorizzata è pari a circa 2,73 milioni di metri quadrati». E, mette nero su bianco l’Istat, rispetto all’anno precedente l’incremento è dell’8,4%.

Nelle stesse ore dell’uscita dei dati dell’Istituto di statistica, arrivano valutazioni su ciò che (in molti casi) è proprio alla base dell’acquisto della casa: il prestito. Stando, infatti, a quanto fa sapere in mattinata la Bussola Mutui Crif-MutuiSupermarket.it, in merito a quanto avvenuto nel secondo trimestre dell’anno, appare chiara una rinnovata preferenza degli abitanti della Penisola nei confronti del mutuo «a tasso variabile». E ciò, si sottolinea, va analizzato anche alla luce del recentissimo rialzo dei tassi d’interesse da parte della Banca centrale europea (Bce), che ha avviato «una nuova fase di politica monetaria che avrà decisi impatti diretti sull’indice Euribor». Dunque, si legge, «il tasso variabile vede aumentare il suo peso al 18% del totale e il variabile con Cap (ossia l’opzione scelta al momento della stipula, con una determinata soglia fissata) arriva a spiegare il 7% delle richieste sul canale online». Alla luce, si aggiunge, dei forti aumenti dei tassi fissi, una parte crescente dei nuovi mutuatari valuta, pertanto, come «maggiormente conveniente l’opzione di mutuo a tasso variabile, scommettendo su un rialzo moderato dei tassi Euribor nel corso dei prossimi anni, e lasciando al tempo stesso la porta aperta ad una futura surroga del proprio mutuo a tasso variabile verso nuovi mutui a tasso fisso».

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