La crisi Ucraina riduce la crescita del Pil, che comunque avrà un segno positivo sia quest’anno che il prossimo. Nel 2022, infatti, è atteso un rialzo del 2,9% (in discesa dalla precedente stima del 4,7%), mentre nel 2023 si registrerà un + 2,8% (precedente stima 2,3%). Il rapporto debito/Pil scenderà al 147% quest’anno (dal 150,8% dello scorso anno). Lo spazio in deficit previsto per il 2022 si aggira intorno ai 9 miliardi senza la necessità di un ulteriore scostamento. Entro fine mese è atteso un nuovo decreto di sostegno all’economia con 9,5 miliardi di risorse. A tracciare i dati di finanza pubblica e a elencare le prossime mosse del governo è il comunicato stampa del Consiglio dei ministri diffuso a seguito dell’approvazione in Cdm del Def (Documento di economia e finanza) avvenuta ieri.
“Il Documento”, si legge nella nota di Palazzo Chigi, “tiene conto del peggioramento del quadro economico determinato da diversi fattori, in particolare l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’aumento dei prezzi dell’energia, degli alimentari e delle materie prime, l’andamento dei tassi d’interesse e la minor crescita dei mercati di esportazione dell’Italia. Tali fattori sono oggi tutti meno favorevoli di quanto fossero in occasione della pubblicazione della Nota di aggiornamento al Def (Nadef) nello scorso settembre”.
Come detto, quindi, la previsione tendenziale di crescita del Pil per il 2022 scende dal 4,7% programmatico della Nadef al 2,9%, quella per il 2023 dal 2,8% al 2,3%. Il disavanzo tendenziale della pubblica amministrazione è indicato al 5,1% per quest’anno; scende successivamente fino al 2,7% del Pil nel 2025. Gli obiettivi per il disavanzo contenuti nella Nadef sono comunque confermati: il 5,6% nel 2022, in discesa fino al 2,8% nel 2025. “Vi è quindi un margine per misure espansive (0,5 punti percentuali di Pil per quest’anno, 0,2 punti nel 2023 e 0,1 punti nel 2024 e nel 2025), fanno sapere ancora da Palazzo Chigi; questo spazio di manovra sarà utilizzato dal governo per un nuovo intervento con diverse finalità, in particolare per contenere il costo dei carburanti e dell’energia per famiglie e attività produttive, potenziare gli strumenti di garanzia per l’accesso al credito delle imprese, integrare le risorse per compensare l’aumento del costo delle opere pubbliche. “Per effetto di questi interventi, la crescita programmatica sarà lievemente più elevata di quella tendenziale, soprattutto nel 2022 e nel 2023 (3,1% e del 2,4%), con riflessi positivi sull’andamento dell’occupazione”. Per quanto riguarda il rapporto debito/Pil, infine, nello scenario programmatico diminuirà quest’anno al 147,0%, dal 150,8% del 2021, per calare poi progressivamente fino al 141,4% nel 2025.