Sostegno alle imprese agricole danneggiate dalla siccità e misure per il potenziamento degli strumenti contro l’emergenza idrica
È l’intervento del governo sull’ennesima difficoltà che sta causando problemi non indifferenti alle imprese, ovvero la crisi legata alla siccità e alla mancanza di acqua, previsto nel decreto Aiuti bis, approvato dal Consiglio dei ministri il 4 agosto. Il dl agisce sull’aumento dei prezzi dell’energia, introduce una serie di norme di favore per i lavoratori (dal taglio del cuneo all’allargamento della platea del bonus 200 euro) e per combattere, appunto, l’emergenza idrica.
Come si legge sul sito di Palazzo Chigi, per quest’emergenza “si stanziano risorse a favore delle imprese agricole colpite dalla siccità, si accelerano gli affidamenti del servizio idrico integrato (prevedendo appositi termini per gli enti di governo dell’ambito che non hanno ancora provveduto all’affidamento e l’attivazione di specifici poteri sostitutivi in caso di inerzia) e si consente alla Protezione civile di chiedere in anticipo lo stato di emergenza in caso di siccità”.
Secondo quanto si legge nella bozza del dl sono tre gli articoli dedicati al tema
Il primo è quello del sostegno alle imprese agricole colpite dalla siccità; innanzitutto, viene stabilito che le realtà che hanno subito danni dalla “siccità eccezionale verificatasi a partire dal maggio 2022 che, al verificarsi dell’evento, non beneficiavano della copertura recata da polizze assicurative a fronte del rischio siccità, possono accedere agli interventi previsti per favorire la ripresa dell’attività economica e produttiva di cui all’articolo 5 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102”. L’articolo, in sostanza, allarga le maglie delle misure previste dal dlgs 102/2004 (Interventi finanziari a sostegno delle imprese agricole, a norma dell’articolo 1, comma 2, lettera i), della legge 7 marzo 2003, n. 38), inserendo tra i beneficiari le imprese agricole colpite dalla siccità.
Il secondo articolo sull’argomento punta a rafforzare la governance della gestione del servizio idrico integrato. In particolare, viene stabilito che gli enti di governo che non abbiano ancora provveduto all’affidamento del servizio debbano adottare gli atti di competenza entro novanta giorni dall’entrata in vigore del decreto. Qualora l’ente non provveda nei termini stabiliti agli adempimenti, il presidente della regione esercita, dandone comunicazione al Ministro della transizione ecologica e all’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, i poteri sostitutivi, ponendo le relative spese a carico dell’ente inadempiente, affidando il servizio idrico integrato entro sessanta giorni. Se anche il presidente di regione non adempie, la palla passerà direttamente a Palazzo Chigi, che dovrà adottare i provvedimenti necessari.
Infine, come anticipato, viene concessa alla Protezione civile la possibilità anticipata di richiedere lo stato di emergenza in caso di siccità. Nello specifico, viene stabilito che “allo scopo di assicurare maggiore efficacia operativa e di intervento, in relazione al rischio derivante da deficit idrico, la deliberazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale può essere adottata anche preventivamente, qualora, sulla base delle informazioni e dei dati, anche climatologici, disponibili e delle analisi prodotte dalle autorità di bacino distrettuali e dai centri di competenza, sia possibile prevedere che lo scenario in atto possa evolvere in una condizione emergenziale”.