Governo frena proroga Superbonus: Fi e Lega minacciano lo strappo
Superbonus per le ristrutturazioni in edilizia all’insegna dell’efficientamento energetico (ancora) al centro dell’attualità politico-istituzionale: il governo, alle prese con la Legge di Bilancio per il 2024, mentre in Parlamento si susseguono le audizioni di organizzazioni datoriali e rappresentanze professionali, mette un «freno» alle iniziative di proroga della misura, generando alcuni mal di pancia fra gli alleati di centrodestra.
Nel dettaglio, ad avanzare proposte correttive nella manovra economica sull’incentivo fiscale sono stati alcuni esponenti di Fi, che qualche emendamento avevano indicato la volontà di far slittare fino al giugno del prossimo anno il Superbonus al 110% per chi abbia completato almeno il 60% dei lavori nell’annualità che sta per concludersi, nelle stesse ore nelle quali erano state divulgate le cifre dell’Enea sull’agevolazione: al 31 ottobre scorso gli investimenti ammessi a detrazione per il Superbonus, è stato reso noto, sono saliti a 92,42 miliardi dagli 88,17 miliardi di settembre, e le detrazioni maturate per i lavori conclusi, onere a carico dello Stato, sono pari a 83,87 miliardi, in crescita dai 79,33 precedenti. L’esecutivo, per bocca del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari ha, intanto, difeso la scelta della tassa sulla vendita di case che abbiano avuto ristrutturazioni con il 110%, però sulla proroga è rimasto assai freddo, generando malumori sia in Fi, sia nella Lega.
Ad esprimersi sul Superbonus, in Parlamento, intanto, è stato il Consiglio nazionale dei commercialisti: la loro richiesta al governo è di «espungere la norma che prevede l’imponibilità in un arco temporale di dieci anni per gli immobili oggetto di interventi agevolati con l’incentivo o, quanto meno, ridimensionarne l’ambito temporale di operatività a 5 anni». Secondo i professionisti si tratta di un intervento normativo che «pur disponendo per il futuro, ha il retrogusto amaro della retroattività e si pone evidentemente in contrasto con il principio del legittimo affidamento del contribuente, per cui non risponde al modello ideale da seguire per l’introduzione di nuovi presupposti impositivi»; la scelta del legislatore di prevedere l’imponibilità in un arco temporale pari a 10 anni «non sembra trovare giustificazione se non in una certa volontà di colpire chi, in ultima analisi, ha semplicemente fruito di una opportunità che lo stesso Legislatore offrì, in relazione a immobili diversi da quelli ricevuti per successione o adibiti ad abitazione principale».
Il Consiglio nazionale dei commercialisti, sempre in materia di Superbonus, ha anche proposto alcune norme di interpretazione autentica finalizzate a ridurre il rischio di contenzioso tra imprese e committenti dovuto alla riduzione dell’agevolazione, nel 2024, al 70% in relazione a tutti quegli interventi che alla data del 31 dicembre 2023, pur in avanzata esecuzione, non risultassero ancora ultimati.