A circa un mese dall’ultima tornata elettorale, e dopo che Camera e Senato hanno espletato tutti i passaggi necessari al proprio insediamento – dall’elezione dei presidenti alla formazione dei gruppi parlamentari – nelle fasi di formazione del prossimo governo entra oggi in scena il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha convocato i rappresentanti dei partiti al Quirinale per lo svolgimento delle tradizionali consultazioni e che ricoprirà un ruolo importante, nient’affatto “notarile”, per la composizione definitiva dell’esecutivo che si insedierà. Innanzitutto, è facile immaginare come l’inizio della fase decisiva, con la presenza del Presidente Mattarella, possa aiutare di per sé a stemperare le frizioni interne alla coalizione vincitrice, e a sanare eventuali contrasti agevolando la costruzione di una sintesi politica. In seconda istanza, l’insieme di poteri attribuiti al Capo dello Stato dalla Costituzione lo pone nelle condizioni di poter esercitare un’influenza decisiva nella scelta delle personalità indicate alla guida dei ministeri più importanti: senza naturalmente entrare negli equilibri politici della maggioranza, che non competono alla Presidenza della Repubblica, ma esercitando il proprio ruolo di garante degli impegni assunti dall’Italia sul piano internazionale, come già avvenuto in passato (come ai tempi della formazione del primo Governo Conte, nel 2018).
La prossima settimana sarà dunque quella che vedrà l’esecutivo presentarsi alle camere per ottenere la fiducia ed entrare così nel pieno esercizio dei propri poteri e potersi così occupare della prima tra le tante urgenze che il paese si trova di fronte: la Legge di Bilancio.
L’autunno è infatti la stagione nella quale il parlamento entra in sessione di bilancio, con procedure e tempistiche fissate dalla legge. In linea di massima, il governo deve correre: entro fine ottobre (salvo deroghe) deve approvare in Consiglio dei Ministri il Disegno di Legge di Bilancio e poi presentarlo in parlamento, che ha tempo fino al 31 dicembre per esaminarlo, discuterlo, emendarlo ed approvarlo in via definitiva. I tempi sono, in tutta evidenza, molto stretti, ed è difficile pensare che il prossimo esecutivo possa utilizzare la legge di bilancio 2023 per pianificare e attuare una propria strategia di politica economica. Più probabilmente, dati gli scarsi margini manovra, si sceglierà di andare, per il momento, in continuità con la politica economica espressa dal precedente governo Draghi, soprattutto sul Pnrr, ma è tuttavia necessario che il nuovo governo possa adottare provvedimenti che sin da subito siano in grado di dare risposte ad un paese che, secondo le previsioni, si appresta ad affrontare un preoccupante periodo di recessione economica.
Le richieste delle Professioni Tecniche per il nuovo Governo
In questo senso, sarà essenziale capire come il prossimo governo intenderà muoversi, e se darà ascolto alle istanze che provengono dal mondo delle Professioni Tecniche, che dal lavoro quotidiano sul campo non solo hanno il polso della situazione, ma propongono anche misure concrete che sarebbe possibile attuare subito, proprio nell’ottica di contrastare la prevista contrazione economica e dare forza allo sviluppo del sistema paese. Un esempio è la richiesta di una riforma organica che metta a sistema l’insieme dei bonus edilizi, sanandone le storture e dando forza ad uno strumento che ha già dimostrato quanto possa essere utile alla crescita di economia e lavoro.
Pochi passi, concreti e mirati, uniti all’ascolto delle categorie e dei professionisti, che dalla prima linea possono dare un fattivo contributo alle scelte fondamentali nel campo dello sviluppo economico: dalle prossime settimane vedremo il governo all’opera, e sapremo se sarà in grado di dare le risposte che le professioni attendono.