Governo, alle prese con una serie di scadenze economico-finanziarie delicate: «fari» accesi in settimana su Pnrr ,con la terza rata in arrivo, e manovra
Celebra la vittoria elettorale del 2022 (avvenuta oggi, 25 settembre) e pensa alle incombenze autunnali: è ciò che caratterizza, in queste ore, l’azione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, alle prese con una serie di scadenze economico-finanziarie delicate, a partire da questa settimana. In giornata, infatti, si terrà la cabina di regia sul Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), con la stessa numero uno del governo, i ministri e i rappresentanti di Regioni, Province e Comuni, mentre domani saranno coinvolte anche le parti sociali; dopo mesi di trattative con Bruxelles, è, intanto, arrivato il via libera all’erogazione della terza rata dei fondi, che vale 18,5 miliardi di euro, e l’Esecutivo la settimana scorsa ha presentato anche la richiesta della quarta, ma i 16,5 miliardi ad essa legati non sono attesi prima della fine dell’anno.
Nel frattempo, si lavora per definire prima possibile (e tenendo conto del sentiero stretto delle risorse disponibili) la Legge di Bilancio per il 2024: l’appuntamento «chiave» sarà quello di giovedì, quando il Consiglio dei ministri varerà la Nota di aggiornamento al Def (Documento di economia e finanza). E, solamente a seguito della stesura di questo testo, si potrà comprendere quali iniziative verranno avviate e sovvenzionate.
Il provvedimento, vera cornice finanziaria alla manovra economica, sarà orientato, stando a quanto si apprende, a stabilire l’asticella del deficit 2024 il più possibile attorno al 4%, in modo da liberare risorse, ma senza mettere a rischio il bilancio nell’anno in cui torneranno i vincoli europei sulla spesa pubblica; il deficit indicato nel Def per l’anno prossimo (al 3,5% il tendenziale e al 3,7% il programmatico) dovrebbe essere ritoccato al rialzo, però il 4% rappresenterebbe una vera e propria linea rossa invalicabile, anche perché – come precisato a varie riprese da esponenti del governo di centrodestra, in prima battuta da Meloni e dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – permane il «nodo» delle uscite legate al Superbonus 110% per l’efficientamento energetico degli edifico, che finora, si è sottolineato, ha azzerato ogni margine possibile sul 2022 e 2023.
Per il governo ad oggi non perfettamente netto l’ammontare delle risorse che la misura voluta dal M5s «tirerà» per il 2023, e soprattutto si attende che Eurostat chiarisca su quale anno grava la spesa riguardante l’incentivo (se verrà posta tutta sull’annualità in corso, oppure se getterà un’ipoteca anche sul 2024).
Le risorse in deficit su cui il governo starebbe ragionando (aumentandolo al massimo di 0,2 o 0,3 punti, ovvero 4-6 miliardi), viene evidenziato, non saranno, pertanto, nemmeno sufficienti a confermare il taglio del cuneo fiscale che vale 10 miliardi. La necessità per l’Esecutivo è reperire quanto prima altri fondi, per riuscire ad aver le coperture di una manovra che per ora – secondo alcune indiscrezioni – potrebbe aggirarsi sui 20-25 miliardi. Si penserà, com’è noto, in prima istanza all’abbattimento del cuneo fiscale. E parte del finanziamento della Legge di Bilancio giungerà dalla tassa sugli extraprofitti delle banche (poco meno di 3 miliardi, è stato conteggiato finora).