Un lavoro congiunto, fra il governo italiano uscente (a guida di Mario Draghi) e quello entrante (per la cui formazione si sta impegnando la leader di FdI Giorgia Meloni, alla testa della coalizione di centrodestra che ha vinto le elezioni del 25 settembre), per alleviare l’impennata dei prezzi energetici, a seguito della crisi fra Russia ed Ucraina: è quello che si sta sviluppando in questi giorni e che, nelle prossime ore, dovrebbe tradursi in una proposta da presentare in vista del vertice dei capi di Stato europei di giovedì e venerdì, a Praga. Partendo dalla «summa» dei contributi stilati da tutte le nazioni che fanno parte dell’organismo di Bruxelles, si punterebbe a giungere a delle Linee guida comuni che, in seguito, la Commissione Ue utilizzerà nella nuova legislazione sul prezzo da attuare il più velocemente possibile, per disinnescare i pericolosi aumenti delle bollette, che stanno interessando famiglie e imprese ormai ovunque, con l’effetto di indebolire l’economia dell’Europa.
Dopo il vertice europeo di venerdì scorso, nel quale ha molto «pesato» la decisione della Germania di agire con sostanziale autonomia, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha garantito di voler perseguire quella che ha definito la strada «più ragionevole» su cui l’Italia sta lavorando: il primo passo, ha riferito, sarebbe quello di sganciarsi dal mercato di Amsterdam, dall’indice Ttf salito agli onori delle cronache per le quotazioni stellari raggiunte in agosto, di piccole dimensioni e, per questo, estremamente volatile e speculativo, poco rappresentativo e privo di connessione con la realtà e con le regole basilari dei meccanismi di domanda e offerta. Invece, secondo il titolare del dicastero ambientale ed energetico, il prezzo del gas dovrebbe essere indicizzato «agganciandolo a Borse un po’ più stabili», come sono quelle del Brent per il petrolio, tanto per fare un esempio, o dell’Henry hub per il gas naturale, se non addirittura, sono state le parole del ministro, ricorrere anche a quelle ben più grandi cinesi, oppure australiane. «È il momento di un indice europeo che sia più veritiero», ha, infatti, tenuto a precisare.
Nella giornata di ieri, la seconda caratterizzata dall’assenza di forniture da parte di Gazprom all’Italia lungo il gasdotto Tag, causate da un problema apparentemente tecnico legato ai rapporti tra il gruppo russo e il gestore del dispacciamento austriaco, Cingolani ha voluto esprimere delle rassicurazioni. «Bisogna distinguere i timori economici-inflattivi dai timori sulle quantità. In Italia, in questo momento, stiamo esportando», ha detto, spiegando che oggi «ci sono oltre 40 milioni di metri cubi di gas per gli stoccaggi e tra i 18 e i 20 milioni esportati».
Come accennato, infine, il «dossier energetico» è al centro del tavolo di quella che si avvia a diventare l’inquilina di palazzo Chigi: la priorità, ha indicato Meloni, «è fermare la speculazione sul gas». E, perciò, sta verificando, in stretto contatto con Draghi ed i suoi tecnici, tutte le strade possibili di sostegno a famiglie ed imprese in vista dell’emanazione del quarto (assai probabile) decreto Aiuti.