Un’estate rovente per il governo Meloni, atteso da una serie di riforme che già promettono discussioni e polemiche.
Tra lavoro, fisco e giustizia, infatti, l’esecutivo si trova ad affrontare una delle prime fasi critiche da quando è in carica.
Sondaggi e gradimento danno ancora credito alla Meloni, un trend che però ha riguardato tutti i premier da poco in carica, da Renzi a Gentiloni, da Conte a Draghi, che hanno visto minato il proprio consenso una volta messe le mani su temi delicati, come quelli in cui è appunto impegnato attualmente il governo.
Tre i cardini di questo discorso: il lavoro, con il decreto che modificherà il reddito di cittadinanza (e molto altro) che dovrà essere convertito in legge entro il 4 luglio; la delega fiscale, anch’essa attualmente in discussione in Parlamento, che tocca moltissimi aspetti e che rivoluzionerebbe il fisco italiano; infine, la giustizia, con il disegno di legge Nordio approvato a metà giugno in Consiglio dei ministri. Il tutto nella corsa che si appresta a partire per le prossime elezioni europee, il primo impegno elettorale del nuovo esecutivo, in programma a giugno 2024.
Giustizia
Temi caldi, come detto, sui quali sono già emerse una serie di critiche. Le più recenti sono quelle sul disegno di legge giustizia, bocciato dai magistrati. Nel mirino, in particolare, l’abolizione dell’abuso d’ufficio e la stretta ai poteri dei pm, ma in generale l’impianto viene definito “poco ambizioso”. Sicuramente l’iter sarà lungo e, guardando la storia delle recenti legislature in Italia, in cui il premier è durato in media due anni, non è neanche assicurato che sarà portata a termine.
Lavoro
Sul lavoro le polemiche arrivano soprattutto dai sindacati e, ovviamente, dalle opposizioni. Il decreto approvato il 1° maggio effettua una stretta sul reddito di cittadinanza, cambiando il nome (nascono due nuovi strumenti, l’assegno di inclusione e lo strumento di attivazione al lavoro), ma comunque mantenendo in vita un istituto simile, che continuerà a supportare le famiglie più povere. Di certo, la modifica toglierà ad alcuni nuclei il sussidio, un elemento che potrebbe inficiare sul gradimento della premier. Più che le polemiche politiche, forse, a Fratelli d’Italia interesserà capire che tipo di impatto avrà questa modifica sull’elettorato.
Fisco
Il fisco rappresenta, almeno per ora, il versante più freddo, con le discussioni che non sono ancora esplose definitivamente. Questo soprattutto per il percorso legislativo; trattandosi di una legge delega, infatti, siamo ancora davanti a criteri e principi, che dovranno poi essere tramutati in decreti attuativi, sui quali è probabile che ci saranno accese discussioni.
Se sul lavoro le modifiche saranno a breve operative, su fisco e giustizia si dovrà quindi attendere almeno qualche mese. È plausibile pensare che tra un anno, alla vigilia delle prossime elezioni europee (tra il 6 e il 9 giugno del 2024), qualcosa sia stato portato a casa dal governo, che potrà testare immediatamente l’impatto delle riforme sulle urne. Anche se le europee sono una storia a sé, come testimoniano sia il 40% di Renzi nel 2014 che il 35% preso da Salvini nel 2019.